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"Possiamo ascoltare in questo tempo l'invito di Dio a prendere cura di questo mondo, per renderlo, là dove viviamo, più caloroso, più umano, più fraterno". Quando, all'inizio dell'estate, padre Jacques Hamel ha lanciato ai suoi fedeli questo appello, di certo non immaginava che sarebbe diventato il suo testamento spirituale. Invece oggi, che la sua vita è stata stroncata da due uomini armati di coltello mentre stava celebrando la messa del mattino nella sua chiesa nei pressi di Rouen, le parole dell'anziano viceparroco, diventano ancora più intense. Una vita al servizio della parrocchia. Nato nel 1930 a Darnétal, comune vicino a Saint-Etienne du Rouvray, padre Hamel era stato ordinato sacerdote nel 1958: nel 2008 aveva festeggiato il Giubileo d'oro. Ma, piuttosto che andare in pensione, l'anziano sacerdote "ha preferito restare al suo posto e continuare a lavorare", ha raccontato Auguste Moanda-Phuati, il parroco della chiesa. Era molto noto e conosciuto nella piccola città francese. Una nuova notizia terribile, che si aggiunge purtroppo ad una serie di violenze che in questi giorni ci hanno già sconvolto, creando immenso dolore e preoccupazione. Il presidente della conferenza episcopale francese monsignor Georges Pontier a poche ore dall’uccisione di don Jacques Hamel a Saint-Étienne-du-Rouvray ha invitato i cattolici francesi a vivere venerdì 29 luglio una giornata di digiuno e preghiera «per la pace nel mondo» e per la pace «nel nostro Paese». Monsignor Pontier, arcivescovo di Marsiglia, da Cracovia dove si trovava in occasione della GMG ha scritto ai cattolici d’Oltralpe: «solo la fraternità, così cara al nostro Paese, conduce a una pace durevole. Costruiamola insieme». In segno di solidarietà con la chiesa cattolica francese hanno aderito all'iniziativa anche i protestanti evangelici. Le diocesi hanno risposto organizzando una serie di veglie, celebrazioni e messe in tutto il Paese previste fino a lunedì 1 agosto. Dal Nord al sud della Francia, si è pregato “in tutte le parrocchie delle diocesi in comunione con papa Francesco - si legge in un comunicato della diocesi di Tolone - in memoria delle vittime, delle famiglie distrutte dalla sofferenze e perché tutti noi operiamo per la pace con le armi della preghiera e della fraternità”. Sono state celebrate messe nelle principali cattedrali del paese, anche nel santuario di Lourdes dove venerdì mattina nella cappella di Santa Bernardette si è pregato per le vittime del terrorismo e per la pace. A Marsiglia, invece, in comunione con il Papa e i giovani a Cracovia per la Gmg, c’è stata venerdì scorso una via crucis alla Basilica del Sacré-Cœur. Infine a Rouen, la diocesi di padre Jacques Hamel, è stata celebrata la messa domenica alle 10 nella cattedrale Notre-Dame e alle 16 un momento di preghiera nella Basilica di Notre-Dame di Bonsecours. Sul sito della conferenza episcopale è stata pubblicata una lista non esaustiva delle molte celebrazioni che si sono tenute e che si terranno nei prossimi giorni in omaggio a don Jacques Hamel. L'Islam ha varcato la soglia delle chiese italiane. Un gesto potentissimo, che si è realizzato nell'ultima domenica di un luglio di sangue e dopo l'attentato di Rouen. Da Milano a Roma, Firenze, Napoli, Torino, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria imam e credenti musulmani - 23mila secondo Foad Aodi, presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Comai) - pregano a messa insieme ai cristiani di fede cattolica e non mancano messaggi di pace, abbracci e momenti di grande commozione. "Siamo molto grati per questa risposta pronta, tempestiva e chiara. Se continuano su questa strada si potrà creare un vero isolamento attorno a questi fanatici omicidi", commenta su Avvenire il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, da Cracovia. "Non sempre abbiamo sentito una reazione corale, ora questo invece si sta creando. È vero che il mondo musulmano è abbastanza frammentato per motivazioni di carattere teologico, che non ci competono. Ma su questo punto fondamentale di condanna netta della barbarie si può essere tutti d'accordo. E ora mi pare che si vada in questa direzione". In serata, la replica indiretta dell'Is arriva con il nuovo numero di Dabiq, la rivista della propaganda jihadista. In copertina un miliziano con la bandiera del Califfato nero abbatte una croce sul tetto di una chiesa. Il titolo: "Rompiamo la Croce". Nelle pagine interne si ripete il mantra che ha già sedotto giovani cresciuti in Occidente, immigrati e anche richiedenti asilo trasformandoli in terroristi: "Soldati nascosti, attaccate i crociati". Le consuete parole d'odio dello Stato Islamico, per una domenica sovrastate dalla manifestazione di solidarietà pensata dalla comunità musulmana francese dopo l'uccisione di padre Jacques Hamel e accolta anche in Italia. Da Nord a Sud, la preghiera comune esalta il senso di fratellanza, ma mette in risalto anche l'importanza che tale comunione non si esaurisca in una giornata di dolore e solidarietà e si traduca in una sincera vicinanza tra confessioni per isolare e sconfiggere l'estremismo.
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È ancora un quadro preoccupante quello che emerge dall’ultimo report della Fondazione Gimbe
Catechisti, educatori di Azione Cattolica, Capi Scout, ministri straordinari e operatori Caritas riceveranno la “consegna” dal presule.