Calabria, diventa realtà la premialità per le imprese che resistono alla ‘ndrangheta
L’annuncio del presidente della commissione regionale anti-‘ndrangheta Pietro Molinaro: «Oltre al valore simbolico, adesso anche valenza concreta».
E meno male che la ndrangheta non c’era in Lombardia! Uno studio effettuato da un team di ricercatori coordinati dal professore Alessandri dell’università Bocconi squarcia un ulteriore velo sulla presenza della criminalità organizzata nel cuore industriale del paese. L’esame dei 105 fascicoli aperti tra il 2000 ed il 2015 presso la procura milanese evidenzia il monopolio della ndrangheta nelle attività criminali sotto la Madunnina. I casi processuali presi in esame evidenziano infiltrazione mafiosa in un caso su quattro. Le attività più “attenzionate” dalla criminalità sono l’edilizia e la ristorazione . La consorteria mafiosa più presente nei procedimenti penali è la ‘ndrangheta (78%), seguono Cosa nostra e Sacra Corona unita. Per il prof. Alessandri “la ricerca ha rilevato che oggi non può più parlarsi di un fenomeno di ‘infiltrazione’ della criminalità organizzata al Nord, quanto piuttosto di un ‘radicamento’ nell'economia lecita del Nord e più in particolare milanese”. La crescita nel cuore industriale del paese è cominciata dal 2010. Indubbiamente a favorirne l’avanzata è stata ed è l’avversa congiuntura economica che comporta scarsa liquidità da parte del tessuto imprenditoriale, mentre i mafiosi dispongono di ingente risorse economiche, frutto del traffico di sostanze stupefacenti. Di fronte a questi dati urge una rinnovata consapevolezza e presa di coscienza da parte delle autorità competenti, in modo particolare del potere legislativo chiamato ad aggiornare la legislazione antimafia, per tanti versi ormai datata.
L’annuncio del presidente della commissione regionale anti-‘ndrangheta Pietro Molinaro: «Oltre al valore simbolico, adesso anche valenza concreta».
Una nuova idea per la gestione dei beni confiscati alle mafie. Per il Fai, affidarli alle imprese che hanno denunciato i clan può essere una soluzione per il loro riuso sociale.
Profonda preoccupazione per il grave atto di violenza compiuto nella zona marina della cittadina cosentina è stata espressa dal vescovo di San Marco – Scalea, monsignor Rega.
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