Avvenire di Calabria

Il crisma, sigillo di alleanza eterna

Nella Basilica di Reggio saranno ordinati sei nuovi sacerdoti

Presiederà la celebrazione eucaristica l'arcivescovo Morosini

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

«… É a noi, infermi, che è stato dato, è da noi che dipende, infermi e carnali, di far vivere e di nutrire nel tempo» la Parola eterna di Cristo. In questa vibrante espressione di Charles Péguy vedo racchiuso il mistero di ciò che da qui a pochi giorni la nostra Chiesa diocesana vedrà riaccadere sotto i propri occhi. Il 6 maggio prossimo, infatti, in Cattedrale, alle 18, Danilo, Francesco, Frederic, Gino, Luca e Vladimiro riceveranno per le mani dell’ Arcivescovo il dono dell’Ordinazione Presbiterale.

Dopo i lunghi anni di ricerca e di verifica in Seminario, arriva il momento del grande “Eccomi!”. E’ così che prenderà forma, in modo definitivo e compiuto, il senso di una chiamata che, consapevolmente accolta e vissuta dentro un cammino educativo comunitario, risplenderà nell’unzione del Sacro Crisma divenendo “stato di vita”. Consacrazione e missione: è tra queste due realtà che si dipana tutta l’esistenza di un prete. Nella voce umana, che durante il rito pronuncerà i loro nomi, risuonerà la Voce di Colui che “fin dal grembo materno” li ha scelti e li ha chiamati per “inviarli”. «Reverendissimo Padre, la Santa Madre Chiesa chiede che questi nostri fratelli siano ordinati presbiteri»: così si rivolgerà al Vescovo il Rettore del Seminario. In quella richiesta c’è il desiderio della Chiesa intera: delle comunità da cui gli ordinandi provengono, dei parroci, delle famiglie, degli educatori, degli amici e di noi che con loro abbiamo camminato e siamo cresciuti.

«Sì,lo voglio» sarà la risposta che sentiremo ripetere da ciascuno di loro: ed è lì che nascerà la loro identità di sacerdoti. Non sono, infatti, le emozioni, l’intelligenza, il bagaglio culturale, le competenze tecniche a costruire l’identità di un prete, ma l’appartenenza ad un Altro: la quale si manifesta nel gesto del distendersi a terra, come segno della rinuncia a tutto, e in quel piccolo, grande “sì” come atto supremo della libertà. La coscienza della propria identità è lo spazio personale entro cui consacrazione e missione coincidono. Danilo, Francesco, Frederic, Gino, Luca e Vladimiro, nel loro lungo cammino segnato insieme dal desiderio e dal limite, hanno dato prova di essere pronti a vivere tutto questo con slancio e generosità. E noi, Comunità del Seminario “Pio XI”, siamo felici di “consegnarli” al Signore certi che, attraverso di loro, “infermi e carnali”, Egli continuerà nel nostro tempo a pronunciare la sua eterna Parola di Vita.

Articoli Correlati