Avvenire di Calabria

Nella Messa del Crisma la Chiesa ritrova la sua missione

Il profumo dell’olio è esperienza sensoriale di una responsabilità affidata al credente: portare la speranza

di Angelo Battaglia

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Si rende presente Dio nella storia attraverso il mandato consegnato da Gesù stesso ai suoi: donare la propria vita

Iesus Christus fecit nos regnum et sacerdótes (Ap 1,6): è con questa antifona che ha inizio la Messa del Crisma, una celebrazione che diventa uno spazio teologico-spirituale nella Settimana Santa per vivere con profonda consapevolezza i misteri della salvezza celebrati nel Triduo Pasquale e nella Pasqua di Risurrezione. Attraverso le parole dell’autore del libro dell’Apocalisse, viene rinnovata nel popolo di Dio la consapevolezza che Gesù Cristo costituisce la comunità dei credenti come regno, comunicando a ciascuno il suo sacerdozio, nella e per la relazione filiale con Dio Padre. In questo passaggio fondamentale vengono offerti due aspetti centrali che caratterizzano questa celebrazione, fondanti per la vita di ogni comunità ecclesiale locale e per tutta la Chiesa universale.



La Messa del Crisma

Durante questa celebrazione, la comunità dei credenti è chiamata a riscoprirsi unita attorno a colui che esercita il ministero di pastore e guida, ed è garanzia di quell’unità voluta da Cristo: il vescovo. Prima di essere sacerdotale, il popolo è costituito come regno. Attorno a questa dimensione, la Chiesa riscopre la sua missione intima, affidatale da Cristo stesso. Il Regno di Cristo non è un regno umano, caratterizzato dalla logica del potere, del profitto o dei successi economici o politici, ma rappresenta quello spazio e quel tempo in cui esercitare e testimoniare, nel servizio, la carità. In questo modo, si rende presente Dio nella storia attraverso il mandato consegnato da Gesù stesso ai suoi discepoli: donare la propria vita senza riserva alcuna.

Tale servizio trae forza, come raccontato nella storia della salvezza, dal segno di un’unzione che comunica la regalità, il sacerdozio e la capacità profetica di Cristo stesso, definendo quei luoghi in cui questo servizio viene esercitato e comunicato. Il popolo di Dio diventa popolo sacerdotale nella diversità dei ministeri e, come tale, è chiamato a offrire al Padre quell’unico sacrificio che, una volta per tutte, continua a liberare l’umanità dalla logica del peccato. In questa relazione tra l’umanità e Dio viene operata un’azione che libera la storia della creazione, restituendole dignità e speranza. In essa avviene quel passaggio continuo: da schiavitù a libertà, da morte a vita; dove ogni promessa fatta e rinnovata trova pienezza e significato, e nella libertà ritrova nuova vitalità per essere vissuta.


PER APPROFONDIRE: Tiro avanti come un asino che porta Cristo sulla groppa


È nella generatività della liturgia crismale che al popolo di Dio viene ricordata la sua chiamata alla fraternità come luogo sacramentale in cui, nell’unzione, trova la forza di quell’unico inizio che in Cristo è insieme sequela e figliolanza. È qui che le ferite umane vengono sanate dall’olio della prossimità e della consolazione, comunicati nella persona del Signore Gesù. Il profumo dell’olio diventa esperienza sensoriale di una responsabilità affidata a ogni credente: portare la presenza del Risorto nella storia degli uomini, segnando di sacralità quei luoghi in cui diventa possibile la congiunzione tra cielo e terra, restituendo a quest’ultima la bellezza e il vigore di una comunione piena realizzata tra Dio e la sua creatura.

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