Avvenire di Calabria

Il decreto, già in vigore da ieri, sarà trasmesso agli organi competenti entro 30 giorni per tutti gli adempimenti

Nuove norme del vescovo Renzo per la Fondazione Natuzza Evolo

Raffaele Iaria

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“Regolamentare” i rapporti tra la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” e la diocesi”. Questo era l’intento del vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, che aveva chiesto di modificare un articolo dello Statuto della Fondazione: “la parte pastorale – dice oggi il presule all’indomani della revoca dell’approvazione del precedente statuto della fondazione datato 1999 e risalente ai tempi del vescovo predecessore mons. Domenico Cortese – spetta alla diocesi e quindi all’Ordinario mentre la proprietà, tra le queste la Chiesa appena costruita e non ancora consacrata, resta alla Fondazione”. Tutto ciò, si legge nel decreto diffuso integralmente oggi dallo stesso presule sul sito della diocesi, “allo scopo esclusivo di tutelare e salvaguardare l'ecclesialità dell'opera e della spiritualità di Natuzza Evolo” che ha voluto la costituzione della Fondazione.
“Non risulta vero – sottolineava una nota del Consiglio episcopale e del Collegio dei consultori della diocesi lo scorso mese di maggio - che il vescovo o la diocesi vogliono in qualche modo appropiarsi del patrimonio della Fondazione che mantiene a pieno titolo la sua personalità giuridica privata e quindi la proprietà dei suoi beni patrimoniali, compresa la chiesa. Chiaramente, però, non può essere di pertinenza e di competenza della Fondazione la cura e la gestione della pastorale e del culto, che sono sotto l'esclusiva e canonica giurisdizione del vescovo della diocesi”. Mons. Renzo fa riferimento, nel decreto, all’ultima riunione della Fondazione del 22 luglio scorso durante la quale “la quasi totalità dei soci presenti ha affermato e ritenuto che lo Statuto ed in specie ‘Il testamento spirituale’ di Natuzza riportato nell'art. 2 erano ‘intoccabili’ perchè Natuzza è ritenuta ‘messaggera’ diretta della Madonna, che in una apparizione l'avrebbe costituita esecutrice di un mandato divino anche a prescindere dall'autorità ecclesiastica, affermazione – spiega il presule - in verità mai fatta dall'interessata e per di più in netto contrasto con il suo normale atteggiamento di obbedienza alla Chiesa”.
Da qui è nato il decreto di revoca di ieri dello statuto e del divieto di organizzare “pubbliche attività” di “religione e culto” dentro e fuori la propria sede, di utilizzare per qualsiasi attività di pastorale e culto pubblico la chiesa del Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime non ancora consacrata, di raccogliere offerte in eventuali pubbliche celebrazioni liturgiche che in ogni caso dovranno organizzarsi solo ad opera della Parrocchia Santa Maria degli Angeli in Paravati, “unica ad essere titolata per qualsiasi attività di Religione e culto (processioni, sante messe e quant'altro), di conservare il SS. Sacramento e di celebrare la Santa Messa nella casa per anziani ‘Mons. Colloca, compresa l'annessa aula polifunzionale revocando ogni facoltà precedentemente concessa”. Il presule, nel documento, cita le disposizione di Papa Francesco nel Motu proprio “Maiorem ac dilectionem” in cui è stabilito che “sono proibite nelle chiese le celebrazioni di qualunque genere o i panegirici sui Servi di Dio, la cui santità di vita è tuttora soggetta a legittimo esame.
Ma anche fuori della chiesa bisogna astenersi da quegli atti che potrebbero indurre i fedeli a ritenere a torto che l'inchiesta, fatta dal vescovo sulla vita e sulle virtù, sul martirio o sull'offerta della vita del servo di Dio, comporti certezza della futura canonizzazione dello stesso”.
Il decreto, già in vigore da ieri, sarà trasmesso agli organi competenti entro i 30 giorni per tutti gli adempimenti. In particolare il decreto sarà inviato al Ministero dell'Interno per gli “opportuni adempimenti civili”, alla Nunziatura in Italia ed alla Segreteria di Stato Vaticano, “già coinvolte nella vicenda”, alla” Segreteria Generale della CEI per la dovuta informazione da fornire ai Vescovi delle singole diocesi d'Italia”.

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