Avvenire di Calabria

Dalla vocazione al ministero speso tra la gente, così il Signore ha reso feconda l'imposizione delle mani del vescovo Cribellati

Oggi è il centenario dell’ordinazione sacerdotale del Beato Francesco Mottola, la riflessione di Francesco Sicari

Il Fratello maggiore dei sacerdoti oblati scrive in occasione dell'importante ricorrenza. Il beato calabrese è «esempio di entusiasmo e devozione» per tutti i calabresi.

di Francesco Sicari

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Nel cuore dell’ottava di Pasqua, ricolma della gioia pasquale, la Chiesa di Mileto – Nicotera – Tropea insieme al Suo Pastore Mons. Attilio Nostro e ai suoi sacerdoti e la famiglia degli Oblati del Sacro Cuore si apprestano a vivere il giubileo sacerdotale del Beato Francesco Mottola: era infatti il 5 aprile del 1924 quando il giovane tropeano Francesco Mottola riceveva nella Cattedrale di Tropea, ai piedi della sua Madonna Bruna, la Madonna di Romania, l’ordine sacro del Sacerdozio, dalle mani del Vescovo Felice Cribellati.


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Quel Vescovo che veniva dalla lontana diocesi piemontese di Tortona, appartenente alla famiglia religiosa dei Figli della Divina Provvidenza, fondata dal grande Santo Luigi Orione, aveva fatto il suo ingresso nella diocesi di Nicotera e Tropea soltanto qualche anno prima nel 1921. Tra i due si instaurò un bellissimo rapporto di collaborazione nel servizio alla Chiesa diocesana a tal punto che nel venticinquesimo di ordinazione del Beato non esitò ad affermare “sono passati venticinque anni da quel giorno e io sono rimasto tranquillo e resto contento per averti imposto le mani”.

Non poteva essere diversamente, considerato il clima che si respirava nel Seminario di San Pio X di Catanzaro “ove germogliavano le più belle e religiose speranze della nostra Calabria” come aveva affermato lo stesso Vescovo Cribellati. Il Seminario era “un rogo di vampe”, pieno di giovani non con il collo storto e la corona in mano, ma “desiderosi che l’idea divina splendesse per il loro sacrificio nella terra di Calabria”.

Tra questi giovani appassionati e sognatori c’era anche Francesco Mottola che con alcuni compagni aveva costituito un piccolo centro di fraternità e studio, una sorta di lega sacra o per dirla con le parole del grande rettore del tempo Mons. Mennini, “la Massoneria del Seminario”. Giovani seminaristi, intraprendenti, entusiasti, carichi di autenticità e di desiderosi di riportare e far rivivere la passione per la terra bruzia, la stessa passione dei grandi santi del passato: Santa Domenica di Tropea, San Nilo di Rossano, San Francesco di Paola.

Il giovane Francesco si preparerà all’ordinazione sacerdotale con grande entusiasmo e una forte tensione spirituale

In una lettera ai suoi familiari così annota: “Appena sarò a casa, parleremo della mia prossima ordinazione sacerdotale e stabiliremo se mi debbo ordinare a Tropea o no. Non ci posso pensare, non mi pare vero: a dicembre sarò diaconi, a Pasqua fra 11 mesi, sacerdote! C’è felicità maggiore di questa?”.

Che bello rileggere queste parole che esprimono il cuore di un giovane innamorato del Signore e appassionato della propria vocazione. Un giovane che sta per iniziare un cammino di felicità non tanto per sé, quanto per quella degli altri. Perché il senso di una vita come quella del sacerdote è rendere felice la comunità dei fratelli e delle sorelle, che sono la Sposa del cuore di ogni presbitero.

E Don Mottola fin da subito ha vissuto la sua vita come una pro - esistenza, cioè tutta dedita agli altri.

Scriverà il 3 aprile, mentre in treno ritorna a Tropea: “Treno che mi porti veloce alla meta, sapessi dove mi porti! Sono poche le volte che fai viaggi come questo, perché poche volte ti capita di portare che è il più felice del mondo, perché alla vigilia della sua immolazione. Paesaggi incantevoli, che mi fuggite davanti, godete con me, perché dopodomani sarò sacerdote. .. Da sacerdote dovrò attraversare ancora le contrade del mondo per sanare piaghe, per appianare colli, e riempire valli e preparare così l’avvento glorioso di Gesù Cristo. Quante miserie nel mondo! Sembrano felici i mondani; sui loro volti trasparisce il sorriso… cosa c’è nelle loro anime?”.

Nell’immaginetta della prima messa, scrive “Dammi anime e toglimi tutto”

Questo è stato il sacerdozio del nostro Beato Francesco, un dono totalizzante di amore per gli altri, nel nome di Cristo.
Ha reso felici i fratelli soprattutto gli ultimi e i più piccoli, perché la sua vita sacerdotale ha profumato di Pasqua, cioè d’amore vero, senza riserve e senza ritorni, ed in ciò consisterà, per don Mottola, la santità.

Nell’omelia della beatificazione, il Cardinale Semeraro ebbe ad affermare: “La beatificazione di don Mottola conforta il clero, perché si tratta di un sacerdote ed oggi tutti noi sentiamo vivo il bisogno di preti che diffondono non il loro (che alla fine potrebbe risultare nauseante), ma «il buon profumo di Cristo» (2Cor 2,15)”.

Vivere e celebrare questo speciale giubileo mottoliano, diventa una bella provocazione per tutti i sacerdoti della diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea e di questa nostra Calabria.

Come afferma P. Timothy Radcliffe, o.p. “il ruolo di sacerdoti non è principalmente quello di rivelare e scoprire il volto del Signore. Dobbiamo essere quel volto e vedere quel volto in coloro ai quali ci rivolgiamo. Ogni essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, ci offre uno scorcio di quel volto che desideriamo”.

Don Mottola è stato il volto del Signore e ha visto il volto del Signore nei fratelli che ha incontrato, amato e servito

La sua vita e testimonianza sacerdotale continua a parlare ancora oggi, anzi dopo la sua Beatificazione il suo messaggio e la sua opera è ancora più luminosa e attrattiva. Ne è di esempio l’entusiasmo e la devozione che si coglie nei volti e nei cuori di tutte le comunità che in questi mesi stanno accogliendo la sua reliquia, grazia alla felice intuizione del Vescovo Attilio Nostro.

Le Chiese di Calabria esultano di gioia, per il centenario di sacerdozio del Beato Francesco, definito la perla del clero calabrese. Nel 1938 Egli affermava “è più che mai urgente una grande fiammata di santità sacerdotale”. Sia questo l’auspicio per tutti quei sacerdoti, che con rinnovata passione e dedizione, nei grandi centri come nelle piccole contrade e borgate, dal Pollino all’Aspromonte, dallo Ionio al Tirreno, continuano ad annunciare la forza della Parola e a servire la gioia delle nostre comunità.

* Fratello maggiore dei sacerdoti oblati

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