Avvenire di Calabria

Il sacerdote barbaramente ucciso sull'uscio di casa il giorno del suo 56 esimo compleanno, il suo ricordo e le sue opere restano indelebili

Il martirio di don Pino Puglisi: ha combattuto la mafia con l’Amore

di Redazione web

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Oggi la Chiesa e non solo ricorda il martirio del Beato don Pino Puglisi, barbaramente ucciso da cosa nostra 28 anni fa.

Don Pino Puglisi, un martire dei nostri giorni

Un martire dei nostri giorni, non solo per la Chiesa, ma per tutta la società civile. Stiamo parlando del Beato don Pino Puglisi di cui proprio oggi ricorre il 28esimo anniversario del brutale assassinio ad opera di Cosa Nostra. Era il giorno del suo 56 esimo compleanno, il 15 settembre del 1993, quando attorno alle 20.40, una mano assassina poneva fine alla vita terrena di don Pino, colpito a morte, davanti al portone di casa, a Brancaccio. Una vera e propria esecuzione mafiosa, a ordinare la quale i capimafia del quartiere della zona est di Palermo, Filippo e Giuseppe Graviano.   


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Circa due mesi prima padre Puglisi aveva subito un' intimidazione mafiosa: di notte gli avevano parzialmente bruciato la porta della Chiesa. Da alcuni anni era parroco della Chiesa di San Gaetano, a Brancaccio, feudo della famiglia Graviano, e insegnava religione al liceo classico Vittorio Emanuele di Palermo. In precedenza per 10 anni era stato parroco a Godrano, un piccolo comune del corleonese.

Nella parrocchia di San Gaetano padre Puglisi aveva svolto una costante predicazione antimafia. A gennaio 1993 aveva inaugurato il centro "Padre Nostro", diventato punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. Il sacerdote dava fastidio alla mafia per il suo limpido apostolato, l' azione contro i trafficanti di droga, le omelie di condanna a Cosa Nostra.

Era solo un sacerdote, dalla sua parte aveva il Vangelo

Prete di strada, guida per i giovani della periferia più difficile di Palermo, don Pino Puglisi è il simbolo di una Chiesa che non si piega alla mafia ma la combatte con parole forti e azioni concrete. A 28 anni dalla barbara uccisione, la sua voce e il suo ricordo sono ancora vivi. A dispetto di chi ha pensato di porre fine alla propria esistenza terrena. Dalla sua parte aveva la bella notizia del Vangelo, la forza buona che deriva dal vivere con passione e autenticità una vocazione che si interseca con le traiettorie degli uomini, ovunque si trovino. Persino quelle dei suoi carnefici ai quali ha donato il sorriso che li ha cambiati.


PER APPROFONDIRE: Don Puglisi, prima immagine venerata in Chiesa a Caccamo


Una storia, quella di padre Pino Puglisi, gioiosa, anche drammatica, piena di relazioni belle. Che inizia molto prima dei tre anni di Brancaccio. Che indica ancora oggi alla sua amata Chiesa la strada per essere più Chiesa. E a ogni uomo la via per vivere con maggiore pienezza. Chi l’ha conosciuto da vicino racconta che per “3P”, così lo chiamavano i suoi ragazzi («Padre Pino Puglisi»), servire significava «camminare a fianco di Gesù e camminare con ogni persona a partire dal suo vissuto».

"Padre" Pino amava i suoi "figli"

Con l'amore di un padre che vuole il meglio per i suoi figli, Don Pino Puglisi prospettava un futuro onesto e dignitoso per i propri ragazzi, provenienti da contesti difficili. «Rispondere a quella fame più profonda, fame di senso, dignità, affetto, benevolenza, amicizia, lavoro onesto, giustizia, cultura», era la missione. Così, a Brancaccio in soli due anni avvia le missioni popolari, la scuola teologica di base, il gruppo biblico, la mostra vocazione itinerante, il Centro Padre nostro. Tesse una profonda rete di relazioni che, ad esempio, consente, dopo le stragi di mafia, un’ampia risposta della sua gente alla "Giornata della vita", dedicata allo sport nelle strade del quartiere, e poi la partecipazione alla marcia antimafia nel centro città. Il "suo" Dio ama tutti «e – ripeteva – si ostina a non perderci. Si sente impoverito, se anche uno dei suoi figli si allontana da lui e ci viene a cercare».

Memoria e causa di beatificazione di don Pino Puglisi

Don Giuseppe Puglisi è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera. Il 15 settembre 1999 l'allora arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi, aprì ufficialmente la causa di beatificazione proclamandolo Servo di Dio.
Il 28 giugno 2012 papa Benedetto XVI, durante un'udienza con il cardinale Angelo Amato, allora prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha concesso la promulgazione del decreto di beatificazione per il martirio in odium fidei. La cerimonia di beatificazione di padre Pino Puglisi, è avvenuta il 25 maggio 2013 sotto il pontificato di Francesco. La notizia è stata data al termine della celebrazione eucaristica in occasione del XIX anniversario del martirio. La traslazione è avvenuta il mese precedente, il 15 aprile 2013. Dopo la ricognizione canonica della salma effettuata alla presenza del vescovo ausiliare di Palermo Monsignore Carmelo Cuttitta. Traslazione durante la quale è stata prelevata parte di una costola, poi usata e venerata come reliquia durante il rito di beatificazione.

Le spoglie sono state collocate ai piedi dell'altare nella cappella dell'Immacolata Concezione, in un monumento funebre che ricorda una spiga di grano (questo temporaneamente, perché proprio sui terreni di Brancaccio confiscati alla mafia è in costruzione un santuario dove la salma sarà collocata definitivamente). Il significato di tale monumento è tratto dal Vangelo: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv, 12,24). La Chiesa ne ricorda la memoria il 21 ottobre, giorno del suo Battesimo.

Il postulatore della causa di canonizzazione di dono Pino Puglisi è monsignor Vincenzo Bertolone, attuale arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace. Postulatore anche della causa di canonizzazione di un altro Beato siciliano, il giudice "ragazzino" Rosario Livatino, anche lui martire dei nostri giorni.

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