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Oggi la Chiesa celebra la Presentazione del Signore Gesù al Tempio (la Festa della Candelora). La festa che è di origine orientale, e celebra l’incontro (Ipapante) del Signore con il vecchio profeta Simeone. Questa festa vuole mettere in evidenza come Gesù , già in tenera età, è riconosciuto il Messia atteso.
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La ricorrenza avviene dopo quaranta giorni dalla nascita di Gesù, la tradizione ebraica calcolava questi giorni per la purificazione della madre e per offrire il riscatto di ogni primogenito secondo la legge. Notizie della celebrazione di questa festa ci arrivano dalla testimonianza di Eteria che a Gerusalemme assiste a questa festa proprio nei luoghi dove si sono svolti gli avvenimenti celebrati. Eteria ci ricorda che il due febbraio una processione si svolgeva all’Anastasis (santuario della risurrezione fatto erigere da Costantino nel 326), ma ancora non si usavano le luci. L’uso di portare le luci in processione è di un secolo più tardi, ne fa esplicita menzione Cirillo Alessandrino nel 440.
Da Gerusalemme la festa poi si diffuse in tutto l’oriente e infine giunse a Roma dove venne celebrata il due febbraio e fu introdotta da papa Sergio I° nel 680. A Roma la festa mutò accento e si mise in risalto la purificazione di Maria. I ceri venivano portati a casa dai fedeli e venivano accesi in occasione di temporali, epidemie ecc.. Oggi la festa è incentrata sull’incontro dei fedeli con Cristo nella celebrazione eucaristica, segno dell’incontro escatologico che avverrà. Il cristiano è esortato dalla liturgia a vivere il suo cammino di fede incontro al Signore, luce che illumina e dona la fede.
Ora ci chiediamo qual è il senso della luce che domina in questa celebrazione (Presentazione di Gesù al Tempio)? Il simbolismo della luce deve anzitutto tenere conto della Bibbia e del suo messaggio. La luce appare come prima creatura di Dio, Gen.(1,5). La luce ha la capacità di fare esistere le cose, è quindi rivelazione del mondo. Nelle tenebre gli esseri è come se non esistessero, perché non appaiono, il venire alla luce dà loro esistenza e vita. La mancanza della luce fa scomparire le cose e la relazione tra loro decade. Il rapporto luce-tenebre diventa così il gioco dei volti che si svelano o si nascondono. La luce rivela e rivelando svela, cioè dona conoscenza.
Nella creazione l’uomo appare dopo la luce perché la scrittura ci dice che Dio è luce. (Sal. 27,1;Is. 9,1). Nel vangelo di Giovanni si coniugano strettamente luce e vita come metafora della persona di Gesù e del mistero pasquale. Cristo è la luce del mondo (Gv. 8,12), chi crede in lui diventa luce egli stesso come suo riflesso (Mt. 5,14). Il Credo Niceno-Costantinopolitano dirà che il Figlio è luce da luce. Ecco perché una vita ispirata dalla fede è un camminare nella luce (1Gv. 2,8-11). Per questo motivo la Chiesa antica ha chiamato il battesimo illuminazione.
Nella liturgia i simbolismi di luce-fiamma sono sempre legati. Anche in questa festa i ceri fanno la loro parte: rivelano Cristo, luce per illuminare le genti (Lc.2,32) e ci ricordano che con la nascita di Gesù, la luce vera è venuta nel mondo.
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