Avvenire di Calabria

L’uno per l’altro, nell’ordinarietà di un’accoglienza tra pari.

Omar, dal deserto al progetto «Ritornare in Africa da medico»

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

di Alessandro Cartisano - Casa Anawim è un luogo dove le storie si intrecciano, si aggrovigliano fino a sembrare tutte uguali. Ma così non è. C’è una grande testimonianza di coraggio di un ragazzo, apparentemente come tanti, accolto nel mese di agosto 2016 proprio in questa casa–famiglia a pochi passi dalla stazione centrale di Reggio Calabria. La sua storia parte dall’Africa, dove è nato, dove le lacune sanitarie, colmate da cure palliative al suo gravissimo problema polmonare, non gli garantivano la sopravvivenza. La sua esperienza, però, è pari a quanti vivono il grande esodo dell’immigrazione derubricato da tanti come un evento sociologico le cui ricadute umane, spesso, vengono del tutto ignorate. Dopo tanti tentativi, con il cuore in mano e il coraggio nelle gambe, il ragazzo affronta solo prima il deserto e poi il mare per provare a risolvere il suo problema di salute e poter così continuare a vivere. Nonostante i suoi limiti fisici e gli ostacoli incontrati, nel giugno 2016 raggiunge le nostre coste. Attraccato a Reggio Calabria grazie ad una delle tante “navi salvavita” impegnate nel Mediterraneo, insieme a tanti altri ragazzi come lui, sbarca e viene trasferito d’urgenza agli Ospedali riuniti nel quale resta per qualche giorno.
Subito dopo viene trasferito all’Ospedale di Messina e qui, finalmente, subisce il delicato intervento salvavita, ultimato fortunatamente con successo, al quale però segue una lunga riabilitazione.
In quei due mesi dediti al recupero fisico si è dato da fare imparando da solo l’italiano e, studiando con costanza e impegno quotidiano, è riuscito ad apprendere la nostra lingua aggiungendola alle ben otto che già conosceva. Dopo questo lungo periodo in Ospedale, arriva a Casa Anawim (centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati) e nel mese di settembre inizia a frequentare la scuola, gli scout, e svolge diverse attività all’interno e all’ esterno della Casa. Omar è un ragazzo fortunato perché grazie al suo coraggio è riuscito a salvarsi per ben due volte, sopravvivendo alla sua malattia e al faticoso viaggio della speranza verso l’Italia. Ha un sogno: diventare medico e tornare in Africa ad aiutare il suo popolo. Abbiamo imparato molto da questa storia di speranza e crediamo che la vita sia somma di molte cose, sia intreccio di condivisione e di amore, e che il filo conduttore di tutto ciò è dettato dal sussurro leggero del nostro Padre. Da questa esperienza di straordinaria umanità è facile dedurre un insegnamento che è valido per tutti gli ospiti di Casa Anawim, ossia che la vita è somma. Somma di gioia, di speranza, di bellezza e di strada. È somma di paura di scegliere, di discese facili e salite faticose, di attimi, giorni, mesi e anni. È somma di respiro, di esperienze vissute, di racconti e di relazioni. È somma di legami, di cuore, di sangue che scorre, di ferite e di sorrisi. È somma di libri a ricordar la memoria, di azioni, di colori, di memoria, di sogni, e di grandi progetti. La vita è somma di treni, di fermate mancate, di cadute e di cicatrici. È somma di bellezza di vivere, di coraggio di sperare. È somma di sorrisi, di baci, di pensieri, di voli, di arcobaleni, di terra e cielo. È somma di bianco e nero, di stelle cadenti, e di luce. Somma di corpi, di volti, di cuori, e di madri. La vita è somma di persone che formano la storia, di braccia aperte che accolgono il mondo. La vita è somma di gioia di vivere.

Le altre storie

Marco e la sfida alla tossicodipendenza

Quel bambino nato grazie al centro d'ascolto

Uscire dalle ludopatie: ecco come

Articoli Correlati