Avvenire di Calabria

«La questione minorile - ha detto il Presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria - è di fondamentale importanza in Calabria».

Omicidio Mileto, Di Bella: «I ragazzi possono essere salvati»

Toni Mira

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«La questione minorile è di fondamentale importanza in Calabria, anche perché agire su questo versante che è soprattutto culturale, significa prosciugare quel bacino su cui si alimenta e si riproduce il fenomeno mafioso. Bisogna puntare su questo, se no la società non cresce. Noi possiamo dare un contributo». Così Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, commenta il dramma di Mileto e spiega le iniziative per salvare i ragazzi e le loro madri.

Presidente, c’è chi dice che c’è un ineluttabile destino per i figli dei mafiosi.

No, non è vero. Questa è una fascia d’età in cui si può intervenire e i risultati li vediamo. Ma bisogna fare infiltrazioni di cultura. E spiegare ai ragazzi che l’omicidio e la violenza non sono gli ordinari strumenti di soluzione delle controversie, così come hanno appreso negli ambienti familiari, e che c’è un mondo diverso dove il carcere non è una madaglia da appuntarsi sul petto. Nessuno glielo ha spiegato. La scuola e la Chiesa sono le agenzie educative principali. Occorrerebbero anche dei servizi sociali molto più capillari sul territorio, con gente formata in modo specifico. Poi nelle situazioni patologiche interveniamo noi.

Ad esempio sulla patria potestà nelle famiglie mafiose...

Ora si chiama responsabilità genitoriale, cioè i figli hanno diritto a un’educazione responsabile che li preservi dai rischi connessi alla trasgressione dei valori condivisi, rischi come la carcerazione o la morte. È un diritto fondamentale.

E in questo può essere decisivo il ruolo delle mamme?

Certo. I nostri provvedimenti hanno intercettato la sofferenza di molte madri che sono stanche dei lutti e delle carcerazioni. La ’ndrangheta provoca sofferenza all’esterno ma soprattutto all’interno delle famiglie. Le donne si avvicinano a noi per aiutare i loro figli ma anche per loro stesse, per coltivare una speranza di riscatto. Nel 90% dei casi abbiamo avuto il loro appoggio.

In questo avete avuto una forte collaborazione di Libera.

Ci sta dando una grossa mano. Don Ciotti e l’avvocato Enza Rando ci aiutano moltissimo nei percorsi educativi, nel trovare anche soluzioni abitative e lavorative per i ragazzi e per i nuclei familiari che vogliono andare via.

È la “terza via” di cui parla don Ciotti, per chi non può essere né collaboratore di giustizia né testimone. Ma la legge non lo prevede.

Abbiamo diverse madri che abbiamo affidato a Libera, lontano dalla Calabria. Vogliono solo cambiare vita per assicurare ai loro figli e a loro stesse un destino diverso. Noi le facciamo andare via coi provvedimenti sulla responsabilità genitoriale, però poi bisogna costruire la rete di supporto e in questo momento il volontariato è fondamentale.

Tutto questo dimostra il ruolo importantissimo dei Tribunali per i minori che una proposta di legge in discussione in Parlamento vorrebbe abolire...

Sulla riforma non mi esprimo ma posso dire che qui in Calabria non siamo più un’istituzione nemica. Per molti ragazzi e per molte madri siamo veramente l’ultima spiaggia nel mare dell’illegalità che è fonte di tanta sofferenza.

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