
Limbadi, il 6 maggio si illumina per Maria Chindamo: memoria viva contro la ‘ndrangheta
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Potrebbe esserci una svolta importante sul delitto del magistrato Antonino Scopelliti. Secondo quanto riportato da "La Repubblica", con un articolo a firma di Salvo Palazzolo, il magistrato, ucciso lungo la strada che costeggia la Costa Viola il 9 agosto del 1991, potrebbe essere stato eliminato per un patto tra 'ndrangheta e mafia siciliana.
Si parte dalle dichiarazioni del pentito catanese, Maurizio Avola: sarebbe stato proprio lui a far ritrovare l'arma nelle campagne catanesi. Avola parlerebbe della volontà di Matteo Messina Denaro, primula rossa di Cosa Nostra, allo stato attuale unico grande latitante ancora in circolazione, di eliminare il magistrato reggino. La decisione sarebbe maturata in un summit che sarebbe avvenuto a Trapani nel 1991, pochi mesi prima, quindi, dell'uccisione di Scopelliti.
Quanto agli indagati, l'articolo di Palazzolo fa anche i nomi. Sette siciliani: non solo Messina Denaro, ma anche Marcello D'Agata, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Vincenzo Salvatore Santapaola, Francesco Romeo e Avola stesso. E dieci calabresi: Giuseppe Piromalli, Giovanni e Pasquale Tegano, Antonino Pesce, Giorgio De Stefano, Vincenzo Zito, Pasquale e Vincenzo Bertuca, Santo Araniti e Gino Molinetti.
Nomi che appartengono ai livelli più alti di Cosa Nostra e 'ndrangheta. E che forse andrebbero mischiati a quelli di soggetti delle Istituzioni deviate.
"Sì. E' una conferma di sospetti che avevamo sempre avuto. Ed è sul sangue di Antonino Scopelliti che purtroppo si è anche siglata una pace nel territorio della provincia di Reggio Calabria. Quando si è venuto a sapere che avrebbe dovuto sostenere lui la pubblica accusa nel maxi-processo contro Cosa Nostra il problema è stato che si trovavano davanti non solo un magistrato incorruttibile e dedito al suo lavoro ma soprattutto un tecnico che, qualunque cosa poi avrebbe scritto, era sicuramente inoppugnabile".
Commenta così Rosanna Scopelliti, figlia di Antonino Scopelliti, sostituto procuratore generale in Cassazione ucciso nel 1991, intervistata questa mattina al Giornale Radio Rai Radio1, la notizia dell'alleanza che ci sarebbe stata tra mafia e 'ndrangheta dietro l'omicidio del padre. Poi sul tentativo di corruzione, sembra di 5 miliardi di lire, subito da suo padre in quell'occasione: "Si parla di questa cifra immensa che papà ha scelto di rifiutare con la consapevolezza che stava firmando la sua condanna a morte. Ricordo che aspettavo una telefonata di papà. Gli volevo raccontare che finalmente ero riuscita ad andare in bici senza rotelle ed è arrivata invece la notizia della sua uccisione. Da quel momento la vita mia e di mia madre si è praticamente fermata".
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