Avvenire di Calabria

Trentatré ordini di custodia cautelare per altrettanti presunti affiliati

Operazione "Provvidenza", scacco all’impero dei Piromalli

Federico Minniti

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«Appena lo hanno visto sono raggelati tutti». Milano, mercato ortofrutticolo. A “fare visita” è Antonio Piromalli, quarantaduenne, dal 2013 residente nella città meneghina. Antonio è il figlio di Pino «facciazza», il re del Porto di Gioia Tauro, che dal carcere duro, manteneva saldo il controllo di un business da sedici miliardi di euro l'anno grazie al suo rampollo, ieri, finito in manette insieme ad altri trentadue soggetti ritenuti affiliati allo storico casato di 'ndrangheta. Molto più di una cosca: una vera e propria «provvidenza» come la definiscono le donne del clan, sei arrestate nell'omonima operazione, condotta dai carabinieri dei Ros su mandato della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Un'indagine imponente che, oltre a certificare quanto emerso già nel 2006 con l'inchiesta “For a King” rispetto allo strapotere nel mercato agroalimentare del nord Italia della 'ndrina della piana di Gioia Tauro, è stata coadiuvata anche dagli agenti del Fbi che hanno permesso di individuare in Rosario Vizzari, l'imprenditore-emissario dei Piromalli a New York.
È tramite Vizzari che la cosca riesce a riciclare i soldi del narcotraffico nel business pulito dell'olio extravergine d'oliva di cui diventano in poco tempo egemoni dell'importazione statunitense, grazie a “Costco”, il gigante dell'ingrosso a stelle e strisce «Basta il cognome», spiega Giuseppe Governale, generale dei Ros.
A controllare il territorio rimangono sia giovani che vecchi, come Michele Guerrisi, anima militare del clan intento a preparare attentati di morte a quanti si opponevano ai “patti”, e i cugini Teodoro e Girolamo Mazzaferro, affini di Antonio Piromalli, che rappresentavano l'anima politica del clan, per raggiungere accordi profittevoli con le altre consorterie, come i Crea e gli Alvaro. Un vero e proprio “governo”, con i cognati Cordì e Rucireta che gestivano persino agenzie di viaggio e resort.
«Un'operazione che ridimensiona la criminalità in tutto il Paese, non solo in Calabria», spiega il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho.
Ruolo determinati, comunicazioni al chiaro di luna o al massimo attraverso i “pizzini”, rispetto fedele del verbo della Santa, il codice della 'ndrangheta.
«Se ti rispetta il cane, vuol dire che il padrone lo ha addomesticato per rispettarti». Antonio Piromalli seppur giovane, sa bene cosa vogliono dire quelle parole. Il prestigio della “società” non può essere infangato da alcune beghe che stanno succedendo in Calabria e ordina al sodale Antonio Pronesti di dirimerle con ogni mezzo nei confronti degli Stanganelli-Zito.
Trasporti, edilizia, abbigliamento: tutto ciò che fruttava soldi era affare dei Piromalli. Anche un nuovo centro commerciale a Gioia Tauro dopo il sequestro dei beni di Alfonso Annunziata, magnate economico del clan che era corsa ai ripari dopo l'intervento della Dda a suo carico.
Controllo del territorio e capacità impressionate di espandersi: nell'operazione “Provvidenza” si evince come in Italia, oltre Milano, ci fossero propaggini anche in Friuli, Basilicata e Puglia; mentre all'estero, come già detto a New York, ma anche Boston, Chicago, Detroit, New Jersey e altri centri in Romania e Danimarca.

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