Avvenire di Calabria

Papa Francesco: a inaugurazione Anno giudiziario, “il compito di giudicare richiede le virtù della fortezza e del coraggio”

di Redazione Web

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“Il compito di giudicare richiede le virtù della fortezza e del coraggio, senza le quali la sapienza rischia di rimanere sterile”. Lo ha detto Papa Francesco, presiedendo questa mattina nell’Aula delle Benedizioni l’inaugurazione del 95° Anno Giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Nel discorso letto anche oggi da mons. Ciampanelli – Francesco si è scusato spiegando che la bronchite gli impedisce ancora di leggere – il Papa spiega che “per i cristiani questa virtù, che nelle difficoltà, unita alla fortezza, assicura la costanza nella ricerca del bene e rende capaci di affrontare la prova, non rappresenta solo una particolare qualità d’animo caratteristica di alcune persone eroiche. È piuttosto un tratto che viene donato e potenziato nell’incontro con Cristo, come frutto dell’azione dello Spirito Santo che chiunque può ricevere, se lo invoca”. Essa contiene “una forza umile, che si appoggia sulla fede e sulla vicinanza di Dio e si esprime in modo particolare nella capacità di agire con pazienza e perseveranza, respingendo i condizionamenti interni ed esterni che ostacolano il compimento del bene. Il coraggio disorienta i corrotti e li mette, per così dire, in un angolo, perché hanno il cuore chiuso e indurito”. Anche nelle società ben organizzate, prosegue Francesco, ” sempre rimane necessario il coraggio personale per affrontare le diverse situazioni, con discernimento e con fiducia nel Signore. Senza questa sana audacia, si rischia di cedere alla rassegnazione e si finisce per trascurare tanti piccoli e grandi soprusi”. Un coraggio, osserva il Papa, che vediamo “con ammirazione in tanti uomini e donne che vivono prove durissime: pensiamo alle vittime delle guerre, o a quanti sono sottoposti a continue violazioni dei diritti umani, tra i quali i numerosi cristiani perseguitati. Davanti a queste ingiustizie, lo Spirito ci dà la forza di non rassegnarci, suscita in noi lo sdegno e il coraggio: lo sdegno di fronte a queste realtà inaccettabili e il coraggio per cercare di cambiarle”.

Fonte: Agensir

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