
Papa Francesco: Michele (detenuto a Cagliari), “grazie da tutti noi ultimi per quello che hai fatto”
Papa Francesco: Michele (detenuto a Cagliari), “grazie da tutti noi ultimi per quello che hai fatto”
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“Ti ringraziamo Signore di averci donato Papa Francesco come pastore e guida della nostra Chiesa. Aiutaci a fare memoria del suo insegnamento, mettendo in pratica le sue parole come fedeli discepoli missionari di Gesù, testimoni nel mondo del suo amore misericordioso per tutte le creature”. Queste le parole pronunciate oggi dall’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, durante la messa in suffragio di Papa Francesco in cattedrale. Riflettendo sulla Parola di Dio, mons. Gambelli ha citato San Paolo: “Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza”. E proprio la speranza, radicata nella Risurrezione di Cristo, ha rappresentato il filo conduttore dell’omelia: “I nostri cari sono nelle mani di Dio – ha detto – e per questo ci restano vicini, incoraggiandoci a credere nella forza della Risurrezione”. Richiamando il Vangelo di Luca, l’arcivescovo ha evidenziato tre momenti: l’incontro del Risorto con i discepoli, il dono della pace, e infine il mandato missionario. Mons. Gambelli ha citato più volte le parole e il magistero di Papa Francesco, ricordando in particolare la centralità della misericordia e della gentilezza. “Ad essa Papa Francesco dedica un interessante paragrafo dell’Enciclica Fratelli Tutti: ‘La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici. Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per soffermarsi a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”. Eppure ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti. La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti’ (FT 224)”.
Fonte: AgensirPapa Francesco: Michele (detenuto a Cagliari), “grazie da tutti noi ultimi per quello che hai fatto”
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