
Il Consiglio comunale torna in aula tra politica, polemiche e proposte: confronto acceso sul mini-rimpasto di Giunta
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La direttrice Istituto superiore di Formazione politico-sociale “Monsignor Antonio Lanza” analizza il valore della partecipazione. Seppur in un clima di incertezza, il voto rappresenta la massima espressione di adesione alla vita democratica del Paese.
Oggi è il giorno in cui saremo chiamati a eleggere il nuovo Parlamento. Il nuovo assetto elettorale italiano disegna una geografia politica ancora da riconoscere ed interpretare. Per la prima volta nella storia repubblicana, i seggi per cui competeranno i partiti saranno 600 e non più 945, portando a nuovi equilibri parlamentari e nuovi rapporti di forza, soprattutto in virtù del sistema misto maggioritario e proporzionale con cui saranno eletti i rappresentanti.
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Ad aggiungere ulteriore incertezza al quadro d’insieme sono poi altri due fattori: il riassetto dei collegi e l’abbassamento dell’età per il voto del Senato da 25 anni a 18 anni. In questo contesto assume una rilevanza ancora più marcata il rischio legato al grande dato sull’astensionismo che si prospetta, almeno in base ai sondaggi.
Una quota che – se fosse confermata, speriamo di no – sarebbe la più alta della storia del nostro paese per quanto riguarda le elezioni parlamentari. Tra le cause principali dell’astensionismo possiamo annoverare la sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni, che trova la sua manifestazione nella della disaffezione, indifferenza e protesta. Considerandolo sotto questo aspetto, tutto ciò esprime un diffuso bisogno di miglioramento e di ripensamento della politica.
Questa si presenta infatti impoverita da schemi del ’900, partiti personali, da una legge elettorale che toglie libera scelta agli elettori favorendo le decisioni dei capi con i loro nominati, in vista di aggregazioni per vincere con pericolose torsioni maggioritarie. Ciò avviene mentre gli schieramenti per le elezioni odierne appaiono ripiegati su loro stessi e senza una vera linea programmatica condivisa. Manca un’idea comune di vita e di società che vogliamo. Vince di fatto la minoranza più organizzata tra i cittadini con sovrarappresentazione in Parlamento senza una reale partecipazione dei cittadini.
Partiti abituati da decenni ad inseguire gli umori dell’opinione pubblica puntando a farsene interpreti invece che investire su idee e programmi a più lunga scadenza, partiti che ormai non riescono più a mobilitare gli elettori e portarli alle urne, sono questi i maggiori ostacoli ad una vera rappresentatività. Siamo in presenza di un mondo prigioniero dei social e del presente, afferma il sociologo Giuseppe De Rita.
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Incapaci di andare oltre, di uscire dal pari merito, i leader di partito non sono più in grado di accendere entusiasmi e di mobilitare i cittadini. La campagna elettorale sembra uno scontro quotidiano su chi offre più tutele agli elettori, senza indicare le necessarie coperture finanziarie, senza una visione di Paese.
Se a questo aggiungiamo il Rosatellum, che espropria chi vota della possibilità di scegliere, si capisce che l’astensionismo può raggiungere il 38%, come prevedono i sondaggisti. È proprio l’astensionismo uno degli ostacoli da superare per giungere ad una vera espressione di volontà popolare. Dobbiamo capire capacità, motivazioni dei candidati, i loro programmi, avendo come bussola il bene comune del Paese con un voto informato, responsabile e consapevole.
Noi cittadini saremo responsabili del cambiamento se saremo protagonisti lucidi ed attenti, riuscendo a porre in atto un’opera attenta di discernimento che non si limiti al semplice ascolto dei proclami di parte.
* direttrice Istituto superiore di Formazione politico-sociale “Monsignor Antonio Lanza”
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