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La Festa della Liberazione è occasione per riscoprire l'impegno spesso dimenticato dei cattolici nella Resistenza italiana: un contributo morale, civile e, in molti casi, armato, portato avanti da sacerdoti e laici ispirati dal Vangelo e da ideali di giustizia e libertà.
Per decenni, la Resistenza cattolica al nazifascismo è rimasta in ombra nel racconto pubblico. L’accento è stato posto sull’opera caritativa della Chiesa e sulla protezione dei perseguitati, mentre la partecipazione attiva nelle formazioni partigiane è stata spesso trascurata. Dopo il 1947, in piena Guerra Fredda, la narrazione prevalente ha evitato di sottolineare il coinvolgimento cattolico nella lotta armata, temendo un'eccessiva vicinanza ideologica ai gruppi guidati dal Partito comunista.
Ne è derivata una sorta di «memoria grigia», come è stata definita da alcuni storici, nella quale il sacrificio individuale è stato preferito alla narrazione collettiva, anche quando quest’ultima fu significativa. Ma il contributo cattolico alla Resistenza non fu solo militare: la rete di solidarietà costruita tra il 1943 e il 1945 contribuì in modo decisivo, pur se spesso indiretto, alla lotta per la libertà.
Nelle formazioni della Resistenza si distinsero, tra i partigiani, molti giovani cattolici. Il vangelo nel cuore fu per molti l’ispirazione di una scelta radicale, vissuta non per odio, ma per amore. Lo testimoniano figure come Gino Pistoni, partigiano piemontese delle formazioni garibaldine in Valle d’Aosta, o Aldo Gastaldi, detto Bisagno, capo della banda Cichero in Liguria.
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Il padovano Luigi Pierobon, comandante della brigata “Stella”, fu fucilato dai fascisti. Non furono semplici atti militari, ma scelte morali profonde, che parlano di giustizia e pace, senza odio.
I partigiani cattolici, spesso chiamati “bianchi”, offrirono un modello di Resistenza fatto di dignità umana e spiritualità profonda. Ricordiamo Paolo Emilio Taviani, Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, ma anche i cappellani militari come don Giuseppe Pollarolo e don Berto Ferrari sull’Appennino ligure.
Particolarmente significativa è la preghiera dei partigiani, composta da Teresio Olivelli, oggi servo di Dio, morto nel campo nazista di Hersbruck. Le sue parole: «Nella tortura, Signore, serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare», sono tra le più note del patrimonio spirituale resistenziale.
In Romagna, il beato Alberto Marvelli si distinse nella lotta di liberazione, mentre in Veneto i fratelli Flavio e Gedeone Corrà, studenti di Azione cattolica, morirono nel campo di Flossenbürg. Le loro storie sono raccolte nel volume Partigiani di Dio di Andrea Tornielli e Jacopo Guerriero.
Non meno toccanti sono le vicende di sacerdoti come don Aldo Mei, don Giuseppe Morosini, don Pietro Pappagallo e la laica Anna Maria Enriques Agnoletti. Importante anche il contributo di Odoardo Focherini, padre Placido Cortese, Giovanni Palatucci e del pastore protestante Tullio Vinay nell’aiuto agli ebrei.
Oggi, nel ricordare il 25 aprile, è fondamentale includere i nomi e i volti dei cattolici che combatterono per la libertà: Giuseppe Dossetti, Pasquale Marconi, Pietro Del Giudice, Ermanno Gorrieri, don Secondo Pollo, don Pasquino Borghi, solo per citarne alcuni.
Secondo i dati raccolti da Mimmo Franzinelli, furono 425 i sacerdoti uccisi, tra cui 191 dai fascisti, 125 dai tedeschi e 109 dai partigiani. L’Azione cattolica contò 1279 soci e 202 assistenti caduti.
Lo storico Giorgio Vecchio dell’Università di Parma osserva come la storiografia abbia spesso oscillato «tra la geografia e l’apologetica da una parte e la rimozione dall’altra». Una memoria confinata spesso al livello locale, nonostante l’importanza nazionale del fenomeno.
I sacerdoti furono fari spirituali e, talvolta, veri leader della Resistenza. Don Antonio Milesi nel bergamasco, don Vittorio Bonomelli nel bresciano, il frate nordico Arndt Paul Richard Lauritzen, noto come Paolo il Danese, nel parmense, e don Domenico Orlandini, fondatore delle Fiamme Verdi reggiane, sono figure emblematiche.
A quest’ultimo è attribuita una frase che sintetizza lo spirito della Resistenza cattolica: «Uomini che non tolgono la vita, ma che la salvano».
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La Festa della Liberazione diventa occasione per ricordare anche la pagina di Resistenza che vide impegnati in prima linea i partigiani cattolici.