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“Costringere un presidente di una prestigiosa associazione, quale Aice (Associazione italiana contro l’epilessia, ndr), a porre in essere uno sciopero della fame non è degno di alcun commento. Anffas tutta esprime pieno sostegno e piena solidarietà a Giovanni Battista Pesce, chiedendo che, ognuno per quanto di competenza, provveda a sbloccare l’iter di approvazione del disegno di legge 898, fermo da oltre un anno per questioni burocratiche”. E’ quanto afferma in una nota Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas (Associazione nazionale famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo), esprimendo preoccupazione per il fatto che Pesce, presidente Aice, “sia stato costretto a tanto per vedere rispettati i diritti delle persone con epilessia” ed auspica che, “al più presto, giungano notizie rassicuranti che lo facciano desistere da questa estrema forma di protesta”. Anffas ed Aice, insieme, “si stanno battendo per i diritti delle persone con epilessia e dei loro familiari, che aspettano da troppo tempo che si ponga fine, attraverso una apposita legge, a quella che in atto rappresenta una vera e propria forma di discriminazione che impedisce il pieno esercizio del diritto di cittadinanza in condizioni di pari opportunità con gli altri cittadini, così come sancito dalla nostra Carta costituzionale”.
Il disegno di legge 898, ricorda Speziale, “è volto a garantire e tutelare i diritti delle persone con epilessia, in relazione ad ambiti importanti come inclusione sociale, accesso all’assistenza sanitaria, misure per persone con epilessia in condizione di farmacoresistenza, ecc”. Di qui un interrogativo: “Per quale motivo le persone con disabilità, i loro familiari e le associazioni che le rappresentano, sono costrette, per far valere i propri diritti, ad azioni estreme? Quando la politica assumerà piena e definitiva consapevolezza che questa assurda ‘burocrazia’ sta minando i diritti di persone che sono cittadini come gli altri e non di serie B, ponendovi riparo? Non c’è più tempo e non si può attendere oltre. Le persone con disabilità ed i loro familiari – conclude il presidente Anffas – vanno messi in condizione, qui ed oggi, di condurre una vita al pari degli altri”.
Fonte: Agensir