Avvenire di Calabria

Sul caso si aspetta la conferma della Soprintendenza archelogica

Petilia Policastro, ritrovato un frantoio di epoca romana

Redazione Web

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di Francesco Rizza - Si aspetta ovviamente la conferma della Sovrintentenza archeologica, ma una scoperta di un certo rilievo potrebbe essere fatta in località San Demetrio a testimonianza dell'antichissimo rapporto fra la stessa zona e la viticoltura.
Se ne dice convinto Francesco Cosco, per lunghi anni docente di lettere nelle scuole medie cittadine e membro della Deputazione calabrese di storia patria, che ritiene di aver trovato nelle campagne petiline un parlamento vinario che, per le proprie forme rudimentali, potrebbe essere datato all'età romana. Avendo segnalato la propria Sovrintendenza la propria scoperta, lo stesso Francesco Cosco ritiene di poter paragonare i resti del frantoio che avrebbe ritrovato a vari "frantoi lucani che presentano analoghe forme, ma anche molti frantoi greci presentano la stesse caratteristiche consunzioni del nostro". "Con questa scoperta - aggiunge - il territorio collinare intorno all’odierna Petilia Policastro si attesta tra i più vocati alla produzione vinaria fin da antiche epoche il che significa che la tradizione del buon vino di San Demetrio di Petilia Policastro non è recente, non è da accreditare al 1700/1800, come per la presenza di palazzotti rurali di quell’epoca con annessi palmenti, ma può risalire ad epoche arcaiche". Allo stato attuale delle cose, come osserva lo stesso studioso, il frantoio vinario è scavato in un monolite enorme, granitico, infisso nell’ humus agricolo in mezzo a tanti altri. Del pestatoio, approssimativamente circolare, rimane ben poco, in pareti laterali di circa due decimetri in elevazione, ma solo in parte perché la consunzione del tempo nel lato esposto ad est non ne ha lasciato traccia. "Il tino - ci dichiara Francesco Cosco - è profondo poco più di mezzo metro. Il doccione o gocciolatoio è consunto da tanti e tanti secoli, ma ancora persiste ed è stato il primo segno di riconoscimento del manufatto". Sarebbe, dunque, necessario un sopralluogo della Sovrintendenza dei Beni Archeologici della Calabria che, con i propri esperti, potrebbe confermare o meno la datazione proposta dal prof. Francesco Cosco contribuendo alla scrittura di un'importante pagina della storia più antica di Petilia Policastro.

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