Avvenire di Calabria

Un autentico cenacolo di spiritualità e amore, è il clima che si vive nella comunità tirrenica della zona pastorale di Villa San Giovanni

Piale, piccolo borgo ma grande famiglia

Il nuovo parroco, don Filippo Cotroneo: «Qui ci si conosce un po' tutti, stiamo cercando di superare il "deserto" provocato dalla pandemia»

di Francesco Chindemi

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Un autentico cenacolo di spiritualità e amore, è il clima che si vive nella comunità tirrenica di Piale. Conosciamo meglio la storica parrocchia della zona pastorale di Villa San Giovanni, attraverso la testimonianza del nuovo parroco don Filippo Cotroneo e degli animatori della parrocchia.

Piale, cenacolo di spiritualità e amore

Il nostro viaggio tra le realtà ecclesiali della arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova fa tappa, questa volta, a Piale, piccolo e suggestivo borgo del comune di Villa San Giovanni, autentico balcone sullo Stretto.


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Siamo andati ad approfondire la conoscenza della comunità parrocchiale di Santa Croce. In questo lembo di terra che abbraccia le due sponde di mare che separa la Calabria dalla Sicilia, si respira davvero un clima fraterno, tipico del focolare familiare, ma anche dalla grande spiritualità. Un luogo ideale, dunque, in cui incontrarsi, fare comunità e, soprattutto, stringersi in preghiera per vivere l’intimità della relazione con il Signore.

La testimonianza del nuovo parroco don Filippo Cotroneo

Dal 14 settembre a guidare la parrocchia c’è don Filippo Cotroneo. Ha iniziato qui il suo nuovo ministero pastorale dopo essere stato parroco, per cinque anni, a Gallico, nella parrocchia di San Biagio. Ancor prima, per ben vent’anni, è stato guida e pastore della comunità di Santa Maria di Porto Salvo del rione Marinella di Bagnara Calabra. Come lui stesso sottolinea, l’arrivo a Piale, è una sorta di «ritorno a casa». È, infatti, originario della vicina Campo Calabro. «Ci si conosce un po’ tutti», dice. Insomma, «come in una famiglia».

La piazza, la chiesa e le piccole vie che la circondano. È davvero un contesto suggestivo quello in cui ci accoglie don Filippo Cotroneo. Da sei mesi è parroco della comunità di Santa Croce, parrocchia che sorge nell’incantevole borgo di Piale, una delle realtà ecclesiali più antiche della zona pastorale di Villa San Giovanni. L’atmosfera che si respira è intima.

Tuttavia, pur essendo «una piccola comunità - spiega don Filippo -, anche qui si avverte un senso di “deserto”, purtroppo accentuato dalla pandemia». Tuttavia, c’è tanta voglia di ripartire, come lo stesso sacerdote spiega. Il verbo «coinvolgere» risuona quasi come una parola d’ordine, una dichiarazione di intenti del nuovo cammino intrapreso. Non è solo la scommessa del sacerdote, ma di tutti coloro che, a vari livelli, partecipano alla vita della parrocchia, offrendo il loro contributo. «Solitamente, quando entro in una parrocchia cerco di “leggere” come lì si vive. È quello che ho fatto anche venendo qui. In questa prima fase di cammino comune ci siamo messi a lavoro. Iniziando dalla catechesi, partecipando agli incontri sinodali zonali. Inoltre, ogni giovedì facciamo l’adorazione eucaristica subito dopo la messa».

In ogni piccola realtà, da sempre, la parrocchia rappresenta un punto di riferimento. Non solo dal punto di vista liturgico. La piazzetta antistante l’edificio sacro appare come una sorta di luogo protetto in cui i giovani si incontrano e giocano insieme. Lo fanno anche nei locali messi a disposizione dalla parrocchia. Don Filippo ci mostra il «salone parrocchiale, dove oltre agli incontri dei gruppi giovani e giovanissimi, i ragazzi la sera si incontrano anche per vivere qualche momento di convivialità e svago». È anche questo un modo per far sì che «le persone, che in qualche modo si sono allontanate in questi ultimi anni segnati dalla pandemia, si riavvicinino».


PER APPROFONDIRE: Marina di San Lorenzo, Chiesa e comunità: chiamati ad un impegno comune


«C’è l’impegno di tutti, dai catechisti, agli educatori, ai laici, a contribuire ad attuare quella che io definisco una pastorale “familiare”». «Abbiamo bisogno di ricreare nella comunità ecclesiale lo “stile” della famiglia che poi è stato da sempre il nucleo fondante della venuta di Dio», continua ancora il sacerdote: «Portare la casa nella chiesa e la chiesa nella casa aiuta ad annunciare all’interno della propria famiglia l’amore di Cristo, di quel Dio che, venendo ad abitare in mezzo a noi, si è donato per amore dell’umanità».

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