Avvenire di Calabria

Imprese argine ai clan: cresce il cartello antiracket per prevenire le infiltrazioni mafiose sui cantieri e sui fondi straordinari del Pnrr

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In un anno sono 50 le aziende aderenti al Fai: un risultato impensabile fino a poco tempo fa. Tano Grasso: «Più siamo, meno si rischia»

di Federico Minniti e Francesco Chindemi

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Imprese argine ai clan: cresce il cartello antiracket per prevenire le infiltrazioni mafiose sui cantieri e sui fondi straordinari del Pnrr. In un anno sono 50 le aziende aderenti al Fai: un risultato impensabile fino a poco tempo fa. Tano Grasso: «Più siamo, meno si rischia».

Un cartello antiracket per salvare il Pnrr e il futuro di Reggio Calabria

Quali anticorpi adottare per salvaguardare i fondi del Pnrr dal virus ‘ndrangheta? Una domanda da svariate centinaia di milioni di euro che interroga anche i costruttori edili di Reggio Calabria e provincia che, a tal proposito, hanno organizzato nei giorni scorsi un workshop di livello nazionale.

L’incontro, dal titolo “Il ruolo delle imprese edili nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose nel Pnrr”, si è tenuto presso il Salone della Camera di Commercio di Reggio Calabria e ha preso in esame anche il Protocollo Antiracket siglato tra Prefettura di Reggio Calabria, Fai e Ance.

Piccoli passi di liberazione dalla soffocante asfissia della criminalità organizzata; piccoli passi mossi assieme a personalità di spicco come, tra gli altri, Tano Grasso, presidente onorario del Fai, e Maria Grazia Nicolò, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.

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Il grande punto interrogativo è uno: vista la montagna di soldi in arrivo, c’è bisogno di introdurre novità normative? Proprio su questo aspetto il commissario Nicolò ha puntualizzato come «gli strumenti normativi in atto sono sicuramente sufficienti per contrastare adeguatamente tanto le infiltrazioni mafiose quanto i reati-spia quali le estorsioni e l’usura. È chiaro che lo sforzo che sia le Autorità deputate all’attività preventiva sia la magistratura inquirente e le forze di polizia deve essere accompagnato da una presa di coscienza collettiva special modo nell’emisfero imprenditoriale».

Maria Grazia Nicolò

Su questa “spigolatura”, abbiamo chiesto a Maria Grazia Nicolò un giudizio rispetto alla risposta registrata sinora: «Negli ultimi due anni abbiamo notato un decremento delle istanze di accesso al fondo sia per i casi di usura che di estorsione, - ha spiegato il commissario straordinario del Governo - le regioni con più risorse sono state Campania e Sicilia. Il nodo spinoso rimane una certa reticenza da parte di molti imprenditori che, pur davanti a importanti operazioni di polizia giudiziaria, a denunciare i clan che li hanno vessati con richieste estorsive o altro».

La rivoluzione del cartello antiracket a Reggio Calabria

Un imprenditore che ha fatto una scelta di campo netta, a tal punto da diventare un simbolo antiracket, è proprio quella di Tano Grasso, imprenditore siciliano oltre che, come già scritto, presidente onorario del Fai: «Va valorizzato il percorso culturale del nuovo protocollo antiracket - ha spiegato Grasso - che stravolge il paradigma della lotta alle mafie: sono gli imprenditori stessi che si assumono la responsabilità di rendere impermeabili le proprie attività economiche».


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Prosegue Grasso: «A Reggio Calabria, oggi, esistono 50 cantieri in cui un vero e proprio cartello di costruttori edili si dichiari apertamente contro la ‘ndrangheta». Più si è, meno rischi si corrono, ne è convinto Tano Grasso: «L’economia si salva solo se gli imprenditori costruiscono gli argini alle cosche». A fargli eco è Francesco Siclari, presidente del Fai reggino: «Fino a due anni fa era impensabile portare avanti un’iniziativa del genere».

A trarre le conclusioni è stato il “padrone di casa” dell’istituzione che ha ospitato il workshop, cioè il presidente della Camera di Commercio, Ninni Tramontana: «Il Pnrr rappresenta l’unica opportunità per la rinascita del Sud: come Camera di Commercio - conclude Tramontana - abbiamo messo a disposizione delle autorità competenti le nostre banchedati per qualunque monitoraggio utile a salvaguardare l’economia legale».

L'altro focus. Interdittive e bonus, lo Stato sia più chiaro

Da un maxi-investimento nel settore dell’edilizia calabrese (quasi 1 miliardo di euro) al rischio tracollo occupazionale con ben 4 mila lavoratori del comparto a rischio all’indomani del brusco stop subito dalla misura governativa del Super bonus.

Non potevamo non parlarne con Michele Laganà, presidente di Ance Reggio Calabria, a margine del workshop dal titolo “Il ruolo delle imprese edili nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose nel Pnrr” tenutosi nei giorni scorsi in riva allo Stretto. «Lo scenario è allarmante: all’interno del comparto edile, il vero traino è l’investimento di natura privata legata ai bonus edilizi; - spiega Laganà - un’immediata contrazione di questa parte di mercato sarebbe nefasta».

Michele Laganà

I dati della Cassa Edile “raccontano” questo squilibrio tra mercato privato, pari al 70% delle commesse dell’ultimo anno, al fronte del 30% di appalti pubblici nello stesso periodo di tempo. «Vuol dire condannare migliaia di lavoratori alla perdita della loro fonte di reddito primaria» sottolinea il presidente di Ance Reggio Calabria.

Il rischio correlato è il ritorno massiccio al “lavoro nero”: «In un sistema dove le regole non sono chiare e soggetto a continue perturbazioni - conclude Laganà - le derive di economie illegali possono ingerire in maniera inopportuna: questo non è allarmismo, ma calcolo delle probabilità».


PER APPROFONDIRE: Cartello antiracket e Pnrr, l'incontro a Reggio Calabria


All’appuntamento promosso da Prefettura di Reggio Calabria, Fai e Ance non sono mancati poi gli spunti istituzionali. Accanto al saluto di indirizzo portato dal prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, abbiamo ascoltato anche le parole del Procuratore antimafia di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri: «È importante che le associazioni di categoria percepiscano i timori degli imprenditori per aiutarli a rivolgersi allo Stato per ottenere tutela e supporto».

Giovanni Bombardieri

Strumenti spesso poco conosciuti, «col rischio di rivolgersi alla ‘ndrangheta per chiedere aiuto finendo per essere risucchiati in responsabilità penali». Inevitabile, quindi parlare di interdittive antimafia e white-list: «Serve una maggiore consapevolezza nel mondo dell’imprenditoria: pensiamo all’amministrazione o al controllo giudiziario. Si tratta di sistemi che hanno efficacia di supporto per gli imprenditori che vogliono presentarsi in modo pulito sulla scena dell’economia legale in Calabria».

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