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Polveriera, tornano gli incendi. L’area, nel cuore del rione Modena, potrebbe tornare a essere una «bomba ecologica»: da qualche mese, infatti, si stanno ripetendo dei conferimenti di materiale edile di risulta e altri rifiuti infiammabili che – nottetempo – vengono arsi tra i palazzi che contorniano il sito di proprietà demaniale, ma (in parte) affidato al Comune di Reggio Calabria.
Cosa si sprigiona nell’aria, però, non è dato saperlo. Diossina? Esalazioni tossiche? Purtroppo l’ex Polveriera sta lentamente tornando a essere un angolo di Reggio Calabria che desta fin troppo poche attenzioni. Il tutto dopo che, due anni orsono, grazie anche alla spinta delle nostre inchieste giornalistiche si è squarciato il muro di silenzio istituzionale su quella che, all’epoca, definimmo la «terra dei fuochi» reggina.
Oggi, vale la pena evidenziarlo, i conferimenti sono più esigui dal punto di vista del volume di rifiuti riversato nell’area – che comunque per qualcuno rimane una discarica a cielo aperto – così come è meno ridondante la frequenza. Questo, però, non può e non deve far dormire «sonni tranquilli» alle Autorità preposte.
Anche perché, e questo è il paradosso della vicenda, dal 2017 sino a settembre del 2018, si stava procedendo dalle parole ai fatti, iniziando prima con la bonifica parziale del sito, poi con la smobilitazione delle famiglie che lo occupavano (per dar loro una collocazione più dignitosa) e, infine, custodendo gli ingressi all’area. Proprio due varchi, però, rimangono ancora accessibili liberamente dall’esterno e sono quelli sfruttati dai malintenzionati.
Abbiamo chiesto il perché di questi ritardi sia al Ministero della Difesa che al Comune di Reggio Calabria. Sul fronte ministeriale bocche assolutamente chiuse: pur contattato il reparto Infrastrutture – «almeno in questa fase» – non intende rilasciare dichiarazioni ufficiali nel merito, anche se non mancano di trasparire segnali di insofferenza sulla vicenda, dovute – molto probabilmente – alle difficoltà vissute in riva allo Stretto.
Di cosa si tratta? Seppur in via ufficiale il Comune spiega come «si sta facendo il massimo» (ecco un’ampia intervista al consigliere delegato, Giuseppe Sera, clicca quì), voci di corridoio a Palazzo San Giorgio non negano una scarsa incisività nell’affrontare il problema, soprattutto legato alle famiglie che ancora vivono in condizioni di estremo disagio all’interno dell’ex Polveriera.
Nessuno dei “reduci” vuole andar via, almeno stando alle giustificazioni dell’area politica. Ma non la pensa così Giacomo Marino del Coordinamento sul disagio abitativo: «I dinieghi sono un alibi, anche perché spesso è lo stesso Comune a essere indampiente» (ecco il confronto con l'Osservatorio del disagio abitativo, clicca quì). Ma cosa c’entrano gli occupanti della baraccopoli con gli incendi? Ovviamente nessun nesso diretto, ma una concausa: i varchi lasciati aperti, da cui c’è libero accesso all’area – sempre secondo l’Amministrazione – sarebbero dovuti proprio a garantire un passaggio ai “residenti” delle baracche non ancora totalmente demolite. Però la vera emergenza potrebbe essere rappresentata proprio dalle prime operazioni di demolizione: nei giorni scorsi la Polizia scientifica è stata nell’area per la caratterizzazione dei rifiuti. Trovando più di una sorpresa: nei detriti, infatti, è presente eternit (approfondisci).
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