Avvenire di Calabria

Il vicepremier e ministro dei trasporti Salvini rilancia sulla realizzazione del Ponte e assicura sulla copertura economica

Ponte sullo Stretto, tra certezze e perplessità

Il dibattito sull'opera riaccende il confronto politico in particolare all'interno della stessa maggioranza di Governo

di Redazione Web

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I riflettori sul Ponte sullo Stretto continuano a rimanere accesi. La questione, stavolta, è legata alle risorse che il Governo dovrebbe mettere sul piatto. E non si parla certo di spiccioli.

Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, è pronto ancora una volta a metterci la faccia. D'altronde a tirare fuori dal cassetto il progetto della mega infrastruttura è stato proprio lui. E sollecitato, a margine del Cda della Società "Stretto di Messina" sulla copertura economica necessaria a realizzare l'opera ha parlato di «cifra non superiore ai 12 miliardi spalmata nei prossimi 15 anni», senza però specificare quanto sarà previsto già a partire dall'imminente manovra finanziaria.


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«Stanno facendo i calcoli», rimandando la risposta alla definizione della Nadef, la nota di aggiornamento del Def, il documento di economia e finanza che getta le basi della prossima manovra finanziaria.

L'importante per Salvini «è garantire tutta la copertura per tutto l'arco degli anni, cioè non mettere un tot ogni anno visto che si fa, perché serve, perché è un’opera fondamentale, è giusta dal punto di vista economico, ambientale, sociale, infrastrutturale, culturale, una copertura dall’inizio alla fine».


PER APPROFONDIRE: Il Ponte sullo Stretto fa gola alla 'ndrangheta


Da qui il manifestato rinnovato «impegno» e, a suo dire, la soddisfazione «che il crono programma sta seguendo tutte le tappe previste, quindi l’impegno di aprire i cantieri sulle due sponde entro l’estate 2024, è un impegno che in questo momento siamo assolutamente in grado di mantenere».

Le perplessità di Fratelli d'Italia

A frenare sul Ponte, però sono gli alleati di Fratelli d'Italia, partito della premier Giorgia Meloni. Almeno questo ciò che emerge dalle affermazioni del capogruppo alla Camera, Tommaso Foti secondo il quale più che i cantieri, nel 2024 «prudenzialmente posso pensare ci possa essere il progetto esecutivo».

Sul Ponte in manovra, ha detto ai giornalisti fuori da Montecitorio, «è una spesa di investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale. Nel 2024 bisogna vedere, io dubito che saremo già agli appalti. In genere i soldi servono per la progettazione e per gli appalti, ma servono più per gli appalti, non per la progettazione».

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