Avvenire di Calabria

Il 30 maggio del 1974 è una data importante non solo per l'oggi Università Mediterranea, ma per l'intera città di Reggio Calabria

Reggio Calabria, 50 anni fa le prime due lauree: il racconto di uno dei protagonisti

Renato Laganà ripercorre l'emozione di quel giorno che ha aperto una nuova fase per il futuro di generazioni di giovani reggini

di Davide Imeneo

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Per Reggio Calabria quella di oggi non è una data qualsiasi. Il 30 maggio del 1974, infatti, è stata scritta un'importante pagina di storia non solo per il mondo accademico, ma per la città dello Stretto e generazioni di studenti che hanno avuto la possibilità di crescere, formarsi e laurearsi nel proprio contesto territoriale.

Quel giorno di 50 anni fa, c'era anche il professor Renato Laganà, insieme al collega Sergio Quattrone a vivere l'emozione di quell'importante traguardo non solo personale, ma condiviso con l'intera comunità reggina. Erano, infatti, i primi due laureati in Architettura dell'allora da poco nata Università statale degli Studi di Reggio Calabria. Un ricordo ancora ben impresso nella mente e che ci racconta proprio nell'intervista che ha rilasciato al nostro giornale.

Oggi ricorrono 50 anni dalla sua laurea...cosa ricorda di quei momenti?

Rivivo ancor oggi la tensione di quei giorni quando fui chiamato ad accelerare i tempi di redazione della mia tesi in vista di quell’importante traguardo. Insieme a me c’era Sergio Quattrone, indimenticato presidente del Comitato studentesco che ebbe il merito poi di guidare i primi passi dell’Ordine professionale reggino scomparso prematuramente alcuni anni addietro. Ricordo l’impegno dei miei colleghi (Lillo, Caterina, Ettore…) che mi diedero una mano, lavorando con me anche di notte, per completare le tavole della tesi.


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L’immagine che porto nel cuore è l’aula magna del seminario arcivescovile che ci ospitò per tanti anni affollata di colleghi, di gente comune, di docenti e di autorità civili con in prima fila l’arcivescovo Ferro, l’on. Reale, il sindaco Licandro, il prefetto e tanti altri. Poi l’esposizione della tesi che legava alla storia della città una ipotesi ni nuovo “planning design”, con i relatori professor Lucio Barbera e Cesare Fulci, quella del mio collega Sergio e poi, l’attesa che mi parve lunghissima per la proclamazione. Fu Ludovico Quaroni a stringermi la mano dopo aver pronunciato la formula di rito e mi ritrovai a coronare il sogno della mia adolescenza nella mia Città e nella mia Calabria.

Questo anniversario non è importante solo per lei, ma per tutta la Calabria...ci spieghi perché.

A richiamare l’importanza della prima sessione di laurea furono in quell’aprile 1974, il Comitato Tecnico composto dai professori Ludovico Quaroni, Ugo Fuxa, Gianvito Resta e il Commissario governativo dottor Franco Pontorieri che ricordarono  che il grande meridionalista Giustino Fortunato, nel rapportare la Calabria con le altre regioni del Sud Italia, aveva affermato che essa avrebbe fatto un passo avanti quando un museo calabrese avrebbe ospitato un’opera di Mattia Preti e quando ci sarebbe stato un laureato calabrese in una università calabrese. L’emblematica opera del Preti, “Il ritorno del Figlio prodigo”, venne donata alla Pinacoteca di Reggio dal Ministero della Pubblica Istruzione retto dall’onorevole Riccardo Misasi nel 1972 e due anni dopo, sempre a Reggio, vennero fatte le prime lauree.


PER APPROFONDIRE: Reggio Calabria, tutto pronto per il “Professional Day”


Fu l’inizio di una nuova stagione per tutta la Calabria perché alla prima laurea si aggiunsero in quell’anno altre sedici lauree e, l’anno successivo, anche l’Unical ebbe i suoi primi laureati, seguita a distanza di anni dall’Università di Catanzaro. Quelle tappe segnarono una inversione di rotta per la “fuga dei cervelli” ed è importante riaffermare che ancor oggi tanta qualità è possibile attingere nella formazione presso le nostre istituzioni universitarie.

Che ruolo ebbe monsignor Ferro nella apertura dell'Università a Reggio?

Fu proprio monsignor Giovanni Ferro a cogliere le istanze a più riprese avanzate nella città di Reggio tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta per le quali l’onorevole Giuseppe Reale aveva presentato nei primi mesi del 1960 la proposta di legge per l’istituzione dell’Università degli Studi cella Calabria che prevedeva a Reggio la Facoltà di Architettura. Il serrato dibattito che si sviluppò e la presentazione di altre proposte fece accantonare l’idea che fu ripresa nel 1967 con l’idea di portare avanti L’Università della Calabria prevedendo per Reggio la creazione della facoltà collegata però con l’Università di Messina. Fu l’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID), stimolata dall’azione costante dell’arcivescovo, a promuovere la costituzione di un consorzio per la costituzione di un libero istituto universitario.

Il giorno delle prime lauree a Reggio Calabria, ad assistere monsignor Giovanni Ferro

Il 14 ottobre di quell’anno l’UCID, la Società Dante Alighieri, l’Amministrazione Provinciale di Reggio e i sindaci di alcuni comuni (Reggio, Mammola, Polistena, Bianco, Locri, Melito P.S., Varapodio, Samo, San Luca, Taurianova e Varapodio) costituivano il consorzio e, dopo l’approvazione del Prefetto, con la costituzione del Comitato Tecnico, il 5 dicembre1967, nell’Auditorium S. Paolo veniva inaugurato il primo anno accademico dell’Istituto Universitario Statale di Architettura.

Lei non ha mai lasciato l'Università, continua, infatti, ad insegnare. Oggi lo studio è ancora un valore?

Non si smette di studiare dopo che lo si fatto per tutta la vita e i risultati dello studio devono essere trasmessi a chi li può portare avanti in un processo di continuo miglioramento non solo per noi ma per la nostra comunità. La tappa del pensionamento può per molti rappresentare il raggiungimento di un obiettivo.


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Sono stato richiamato, nonostante i tempi difficili della pandemia, a dare il mio contributo su una disciplina tecnica e nel contempo all’interno di un comitato scientifico di un master di elevata qualificazione professionale che mi ero trovato ad avviare negli ultimi anni. Ciò che mi ha gratificato è stato il continuo contatto con le giovani generazioni alle quali si insegna ottenendo da loro la forza per continuare.

Che consigli vuole dare a chi si appresta oggi ad intraprendere un percorso universitario?

A seguire la propria vocazione e non pensare ai voti. Tante volte, come ci hanno insegnato i grandi del passato, una piccola sconfitta può essere l’inizio della successiva vittoria. Le migliaia di studenti che ho avuto nei miei anni dell’università mi hanno reso consapevole che gli anni della formazione sono un periodo importante della nostra vita per avere poi la libertà di operare scelte senza condizionamenti.

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