“Io non ho incitato, ho solo chiesto di studiare una proposta”. Lo ha spiegato il cardinale Angelo Becciu, contestando l’accusa del promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, di aver caldeggiato un investimento in Angola – poi non andato in porto – quando era sostituto alla Segreteria di Stato. “Io non volevo fare un investimento”, ha spiegato il cardinale durante le dichiarazioni spontanee rese nell’udienza odierna del processo in corso in Vaticano sugli investimenti della Segreteria di Stato a Londra: “Sul fatto di potere investire io a monsignor Perlasca – ricordo ancora oggi – ho detto queste testuali parole: ‘c’è un amico che è coinvolto nelle attività petrolifere nel suo Paese in Angola, ci sta proponendo di investire anche noi, ma tu studiala, ma non guardare in faccia a me o l’amicizia, ma mi dovete dire la verità: se è un vantaggio bene, sennò chiuso’. Perlasca dopo un po’ venne e disse: non va bene. Chiuso. Poi tornò e disse che sembrava essere una buona proposta. Ho detto di andare avanti, ed è finita come è finita”. “Mi dispiace che mi vengano attribuite cose che non ho fatto”, ha lamentato Becciu, secondo quanto ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani: “Il promotore mi ha accusato di non aver usato il senso del Pater Familiae nell’amministrazione dei beni della Santa Sede. Respingo con fermezza. Io per la Santa Sede ho donato la mia vita e ho cercato di difenderla sempre”. “Molti hanno attribuito i miei rapporti aspri con il cardinale Pell perché mi opponevo alle sue riforme”, ha fatto notare Becciu: “È una falsa diceria che respingo in pieno”.
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