Avvenire di Calabria

Quaresima: mons. Caiazzo (Matera-Irsina e Tricarico), “la missione è itinerante, in continuo movimento”

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


“Per Gesù la gente non va incontrata solo nei luoghi dove comunemente si ritrova un certo numero di persone, ma in quelli definiti, oggi, periferie esistenziali o geografiche. La missione è itinerante, in continuo movimento. È animata dalla forza dell’amore che mette in cammino quanti sono innamorati dell’Amore. Il cammino di Gesù, andando in tutte le direzioni della Galilea, indica il viaggio della Parola con lui: è il cuore di Dio aperto a tutti”. Lo scrive mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, nella lettera pastorale “Voi uscìte per le strade e andate”, rivolta ai cristiani delle due diocesi, per Quaresima. Lettera che mette al centro l’invito ad “uscire dalle soglie delle chiese per attraversare quelle delle case”.

“Il Maestro è continuamente in cammino nella ricerca di altra umanità che ha bisogno di essere aiutata e guarita, stringendo altre mani, facendosi viandante con altri viandanti”, spiega mons. Caiazzo, che a sacerdoti e laici chiede di ritornare al cuore dell’annuncio cristiano: la Parola di Dio che in Gesù Cristo, morto e risorto, è divenuta una presenza viva che può essere incontrata oggi come accadde duemila fa ai discepoli di Emmaus. “Bisogna uscire dall’ambiguità di essere un buon cristiano o un bravo prete perché si compiono tante opere buone a favore degli altri e all’interno della parrocchia – osserva il presule –. Bisogna acquisire e vivere la sintesi che intercorre tra fede e vita. Dalla fede che si professa e che si vive scaturisce per ognuno un agire e operare nella vita di ogni giorno (nel sociale, nella politica, nella cultura). La fede ispira modelli e azioni diversi in base a doni, carismi e capacità di ognuno. Nessuno occupa un posto fisso nella Chiesa: tutti a servizio e per il bene delle anime e non per esaltare se stessi. Tutto per amore di Cristo e della sua Chiesa in quell’obbedienza che si è chiamati a vivere imparando da Gesù che ascolta la voce del Padre, fino all’immolazione: ‘Non come voglio io, ma come vuoi tu’ (Mt 26,39)”.

L’arcivescovo chiarisce: “La verità è che la nostra non è più una ‘società cristiana’!”, ma “questo non significa che Gesù Cristo e il Vangelo non interessano più. Ciò che manca è la credibilità di un annuncio fatto per contatto personale, di testimonianza, di condivisione, di trasparenza. Far ardere il cuore, come i discepoli di Emmaus, per osare con la proposta del Kerigma”. Di qui l’invito: “Siamo preti e laici posseduti e abitati dalla speranza che non può morire, perché il Dio di Gesù Cristo ci sorprende e vuole che troviamo in noi, attraverso Lui, i motivi e le spinte per rinnovarla e contagiarla”.



Fonte: Agensir

Articoli Correlati

Tags: