Avvenire di Calabria

Lo studio ufficializzato da Cittadinanzattiva ha analizzato ai raggi X la sanità regionale

Rapporto Pit salute, un calabrese su quattro ha disagi

Redazione Web

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di Saveria Maria Gigliotti - Il 26,8% dei calabresi nel 2015 ha lamentato disagi per l’accesso alle prestazioni sanitarie. Il dato emerge dal XIX rapporto Pit salute di Cittadinanzattiva presentato a Roma e dal quale risulta che la Calabria registra molte criticità.
In particolare, il Rapporto prende in esame il contenuto di segnalazioni, relative al periodo di tempo che va dal primo gennaio al 31 dicembre 2015 provenienti sia dalla sede centrale che dalle sezioni territoriali del tribunale dei diritti del malato. Si tratta di dati che, come ribadiscono da Cittadinanzattiva sono “indice dei disagi più sentiti, del livello di aspettative che i cittadini hanno riguardo al loro servizio sanitario e di quelle garanzie e diritti che ritengono di poter esigere”. Ecco perché, pur non volendo elevare questi dati “a dati statistici, gli stessi possono essere letti come indici generali di contesto, come eventi sentinella da non trascurare, come indicazioni per individuare priorità di intervento nelle politiche sanitarie locali”.
Nel corso del 2015, quindi, le varie sedi territoriali del Tribunale dei diritti del malato dislocate anche in Calabria hanno raccolto le segnalazioni degli utenti suddividendole in nove principali aree di riferimento in base alle quali Cittadinanzattiva ha deciso di strutturare il rapporto: accesso alle prestazioni (liste d’attesa, intramoenia, ticket); presunta malpractice; assistenza territoriale; informazione e documentazione sanitaria; invalidità ed handicap; assistenza ospedaliera e mobilità; farmaci; umanizzazione; patologie rare.
Elementi da cui, sia a livello nazionale che a livello regionale, si evince che si tratta di settori della sanità che non sembrano godere di buona salute anche si in maniera differente da regione a regione.
Nello specifico, in Calabria a lamentare disagi e/o carenze per quanto riguarda il settore invalidità ed handicap è stato il 25,1% che, nella maggior parte dei casi, si è dovuto scontrare con la lentezza dell’iter burocratico per il riconoscimento, in gran parte nella fase di presentazione della domanda.
Stessa percentuale si ha per quanto riguarda l’informazione e la documentazione sanitaria. Informazione che, così come a livello nazionale, sarebbe scarsa soprattutto sulle prestazioni assistenziali, sull’assistenza sanitaria di base, in materia di consenso informato. Il 9% dei calabresi, invece, lamenta disagi per quanto concerne l’accesso ai farmaci; il 5,6% evidenzia carenze nell’assistenza ospedaliera e nella mobilità; il 4,5% critica l’assistenza territoriale; il 3,3% denuncia la presunta malpractice; il 2,1% punta l’indice sull’umanizzazione; l’1,6% parla di criticità per le patologie rare; l’1,3% segnala altro. Un quadro non certo idilliaco, quindi, per la Calabria che, però, non sembra essere in controtendenza con i resto d’Italia al punto che il coordinatore nazionale del Tdm, Tonino Aceti, nel commentare il dato nazionale non ha alcun dubbio: “Se lo scorso anno abbiamo denunciato che si stavano abituando i cittadini a considerare il privato e l’intramoenia come prima scelta – dichiara - , ora ne abbiamo la prova: le persone sono state abituate a farlo per le prestazioni a più basso costo (ecografie, esami del sangue, etc.). Non perché non vogliano usufruire del Servizio sanitario nazionale (Ssn), ma perché vivono ogni giorno un assurdo: per tempi e peso dei ticket, a conti fatti, si fa prima ad andare in intramoenia o nel privato. E il Ssn, in particolare sulle prestazioni meno complesse, e forse anche più “redditizie”, ha di fatto scelto di non essere la prima scelta per i cittadini. Secondo assurdo: si tratta di prestazioni previste nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), quindi un diritto. E’ questa la revisione dei Lea “in pratica” che i cittadini già sperimentano ogni giorno. Il Ssn – afferma ancora Aceti - rimane invece quasi insostituibile per la maggior parte delle persone, per le prestazioni a più alto costo, o particolare impiego di alte tecnologie e professionalità sulle quali però esistono crescenti difficoltà di accesso, oltre che discriminazioni tra cittadini. Ma alle prese con obsolescenza, fatiscenza, igiene, ritardi nella manutenzione e riparazione dei macchinari: tutti fattori che incidono su qualità e sicurezza delle cure e dei luoghi di cura. Insomma – conclude - l’effetto sui cittadini delle scelte politico-amministrative è di un Ssn che sembra “in ritirata”.

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