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De Gasperi si distinse per serietà e coerenza, per la sobrietà di linguaggio e la concretezza dei suoi atteggiamenti
Nel ricco e variegato programma annuale dell’Istituto di formazione Mons. A. Lanza sono stati previsti anche alcuni incontri di approfondimento dedicati a figure storiche di spicco nel panorama politico e sociale italiano. Il 21 marzo lo storico Antonino Romeo, deputato della Storia Patria della Calabria, ha ricordato l’impegno e la visione politica di Alcide De Gasperi, che fu il presidente del Consiglio nell’Italia post-bellica, a partire dal 1945 fino al 1953.
Come uomo politico, De Gasperi si distinse per serietà e coerenza, per la sobrietà di linguaggio e la concretezza dei suoi atteggiamenti: già il suo primo discorso nel Parlamento italiano, dopo le elezioni del 15 maggio 1921, si caratterizzò per i dati e i riferimenti puntuali che riportava, lontano così dalla retorica demagogica e dai luoghi comuni. Egli intendeva infatti porsi al servizio delle Istituzioni, senza alcuna personalizzazione o protagonismo.
Tra le note biografiche di De Gasperi, il professor Romeo ha richiamato le sue origini di Pieve Tesino, in Trentino, allora parte dell’Impero austro-ungarico, la sua formazione presso l’Università di Vienna e l’influenza che ebbe su di lui la tradizione del cattolicesimo sociale e in particolare i principi espressi nelle encicliche di Papa Leone XIII "Rerum Novarum" e "Aeterni Patris".
Si è soffermato poi sul moderno concetto di nazionalità nella sua visione politica. De Gasperi, che subì la carcerazione durante la dittatura fascista, è annoverato tra i precursori dell’Unione Europea, vista come un’entità sovranazionale che, nel rispetto dell’autonomia degli Stati, potesse favorire un percorso di integrazione e collaborazione tra gli stessi, per prevenire altri conflitti. La promozione della cooperazione internazionale era il primo passo per garantire la pace.
Nel discorso pronunciato alla Conferenza Interparlamentare Europea di Parigi nel 1954, "La nostra patria Europa", De Gasperi ribadì che una vera unione richiedeva il contributo di tutte le forze democratiche della tradizione politica, culturale e sociale del continente; a garanzia di una solida unione doveva esserci la prospettiva di una comunità di vita pacifica e condivisa.
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La rilettura del pensiero politico dello statista è stata anche un’occasione per ribadire ai più giovani che lo studio, l’impegno e l’analisi storica indicano possibili chiavi di interpretazione e cambiamento del presente: la storia - ha ricordato il professor Romeo - è educazione alla complessità, per questo è bene diffidare da chi invita ad ignorare e disprezzare il passato per guardare solo al futuro. Disconoscere la storia equivale al rifiuto della ricchezza spirituale umana tramandata dalle precedenti generazioni, in un cammino ideale dell’umanità protesa, a sua volta, verso le generazioni successive.
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