Avvenire di Calabria

Il dirigente del settore ''Servizi Finanziari'' della Città Metropolitana di Reggio Calabria ci illustra possibilità (e limiti)

Recovery, Cuzzola: «MetroCity pronta alla sfida epocale»

Federico Minniti

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Enzo Cuzzola, dirigente del settore “Servizi Finanziari” della Città Metropolitana di Reggio Calabria ci illustra possibilità (e limiti) del Recovery Fund per gli Enti Locali, specialmente quelli del Mezzogiorno d’Italia.

Recovery Fund, quali opportunità per la Città metropolitana di Reggio Calabria?

Le funzioni fondamentali della Città metropolitana, possono così essere sintetizzate: piano strategico triennale del territorio metropolitano; pianificazione territoriale generale; strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici e organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano; mobilità e viabilità, con finalità di coordinamento della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano; promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, con particolare riguardo alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della Città metropolitana come delineata nel piano strategico; promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione in ambito metropolitano. Ora esaminando il Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è di tutta evidenza come diventi naturale, per la Città metropolitana, ritagliarsi un ruolo di “cabina di regia”, che vedremo indispensabile non solo per attrarre risorse ma anche per fare in modo che le stesse siano spese nell’ambito di un più complessivo obiettivo di sviluppo del territorio.

Alcuni sostengono che alla Calabria arriverà lo 0,5% dei fondi. Come giudica questa ripartizione e come si potranno attrarre fondi suppletivi?

Non è tanto un problema di percentuali quanto di interventi indispensabili per la nostra Regione e per la nostra Città Metropolitana: penso all’alta velocità, all’aeroporto, al porto di Gioia Tauro, ad interventi per la mobilità nell’area dello Stretto. Dei 310 miliardi messi in campo da Pnrr, quelli costituenti effettivamente nuovi investimenti sono 144 miliardi, destinati (secondo un concetto di fondo più volte richiamato e ribadito nel Piano) per almeno il 34% al sud. Per questo bisogna formulare un preciso programma di interventi coordinati per la coesione e lo sviluppo territoriale, nonché per l’incremento del Pil locale. Non si tratta quindi di attrarre fondi suppletivi, ma di attrarre i fondi che servono per un progetto che punti ad un complessivo obiettivo di sviluppo del territorio regionale. Bisogna puntare sulla capacità progettuale, anche se non guasta un’azione di sensibilizzazione da parte di tutte le parti politiche, istituzionali e sociali in campo, durante il percor- so parlamentare del Piano.

Il grande problema, in tema di fondi europei, è l’incapacità rendicontativa. Come si stanno organizzando gli Enti locali per affrontare la sfida del Recovery Fund?

Purtroppo negli Enti locali, quasi sempre, si rincorre il finanziamento perché esiste, senza una verifica della effettiva utilità per la collettività, a volte anche senza una verifica della effettiva sostenibilità futura dello stesso. Si tratta quindi di cambiare mentalità: non più progetti dei singoli enti locali, ma programmazione e progettazione da parte degli enti di secondo livello, che attraverso apposite cabine di regia, sappiano individuare le direttive per lo sviluppo per le quali si rendono utili gli investimenti programmati. In fondo la sfida del Pnrr è anche una sfida generazionale che prevede, peraltro, più ricerca, più innovazione, più digitalizzazione e più coesione territoriale (oltre che sociale) ecco gli enti locali si stanno organizzando per raccogliere questa sfida cercando di mettere insieme conoscenze e buone pratiche, maturate nell’ambito della gestione delle leggi speciali (patti per il sud, per esempio).

Quali saranno gli asset maggiormente interessati da questa pioggia di soldi pubblici?

L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano è guidata da obiettivi e interventi connessi a tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale; nonché a tre priorità trasversali: Donne, Giovani, Sud. Il Pnrr, attraverso un approccio integrato e orizzontale, mira all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno. Tali priorità non sono affidate a singoli interventi circoscritti in specifiche componenti, ma perseguite in tutte le missioni del Pnrr. Ecco dentro questa cornice si muove l’individuazionedegli investimenti necessari.

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