
Se la situazione relativa al sussidio economico del Reddito di Cittadinanza sfiora il tragicomico (clicca qui per approfondire), c’è uno step – relativo alla riforma delle politiche attive del lavoro – totalmente disatteso a Reggio Calabria. Parliamo del processo di reinserimento professionale: «Al Centro per l’impiego ci hanno detto chiaramente: “Non so se vi chiameremo mai”», ci riferisce Leila. Lei è un’operatrice socio–sanitaria, figura particolarmente richiesta, ma che stenta a trovare un’occupazione nonostante gli annunci della politica.
C’è chi è Oss, chi è un meccanico o chi, addirittura, un Account manager. Parliamo di persone professionalizzate, spesso con titoli di studio pienamente spendibili sul mercato del lavoro. Eppure sono stati travolti dalla crisi delle aziende private. Non solo mancano le offerte lavorative congrue, ma anche chi dovrebbe indirizzarle ai “destinatari” privilegiati. Mancano, soprattutto, i navigator.
Un vuoto che inceppa l’iter, ma soprattutto mortifica quanti – attraverso la misura del Reddito di Cittadinanza – vorrebbero «sentirsi utili». In tantissimi, infatti, si sentono in grado di mettersi in gioco. Ma il meccanismo è contorto e, quella che sembrava una «manna dal cielo», si sta rivelando una beffa. «Prendi 40 euro al mese e sei costretto ad attendere che ti chiamino, forse ci conveniva lavorare in nero», si lascia sfuggire uno degli intervistati. Lo sconforto cresce e la disillusione è ormai tangibile.