Avvenire di Calabria

Solo il 20% dei bambini di etnia rom è iscritto a scuola; soltanto la metà di loro frequenta (con una media di 80-90 giorni di assenza su 200 giorni scolastici)

Reggio Calabria, diritto allo studio negato ai bambini Rom

Mario Nasone

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Nati per rubare, così il settimanale Panorama sintetizzava alcuni anni fa con una copertina lombrosiana che associava il furto a una caratteristica genetica dei piccoli rom. Venne pubblicata in collegamento con la campagna dell’allora ministro dell’Interno leghista Roberto Maroni per il foto segnalamento e il rilevamento delle impronte digitali di tutti i bambini rom. Misura alla quale si oppose il prefetto di Roma Carlo Mosca, che per questo fu sostituito, e che è stata condannata dal Parlamento europeo e anche dai tribunali italiani come pratica discriminatoria.

Un pregiudizio presente anche nella nostra città alimentato dai vuoti della politica  che toccano in particolare il diritto allo studio ed il contrasto alla dispersione scolastica. Solo il 20% dei bambini è iscritto a scuola, dicono i dati pubblicati i nel volume «Una migrazione silenziosa. Sono ancora meno quelli che la scuola la frequentano, scendiamo al 10%. E pure questa è una percentuale generosa perché, anche per chi frequenta, spesso sul registro ci sono più assenze che presenze.

Situazione a Reggio che trova conferma se si vanno a vedere i dati forniti da due delle scuole che registrano il più alto numero di bambini Rom iscritti: la Montalbetti Telesio e la Radice Alighieri di Arghillà. Scorrendo  l’elenco di centinaia di alunni iscritti  ci si imbatte in  assenze medie di 80-90 giorni, di tanti che arrivano alla quinta elementare senza avere il bagaglio minimo di apprendimento e che vengono promossi alla scuola media  solo per evitare che possano convivere con coetanei più piccoli. Da qualche tempo il Tribunale per i Minorenni d Reggio Calabria si è mosso per cercare di contrastare questo fenomeno, stimolando le scuole a segnalare i nominativi dei minori che evadono l’obbligo scolastico ed intervenendo come azione di deterrenza  con provvedimenti di limitazione della patria potestà dei genitori inadempienti, fino a pensare di toccare anche l’erogazione degli assegni familiari e altri benefici economici per le famiglie.

Una situazione che sta creando tensioni sociali che rischiano di scaricarsi sulle scuole e sugli insegnanti ritenuti dalle famiglie Rom “colpevoli” delle segnalazioni che però non tengono conto delle situazioni di difficoltà di tante nuclei che hanno spesso il capo famiglia in carcere, vivono una condizione di povertà estrema e non dispongono di aiuti ed  opportunità. Tra gli interventi da programmare almeno per il prossimo anno scolastico quelli relativi al trasporto che in atto non viene garantito per esempio  ai bambini Rom che frequentano la Montalbetti.

La Dirigente Marisa Maisano su questa emergenza ha lanciato un grido d’aiuto alla presenza delle massime autorità cittadine in occasione del convegno sui Rom promosso dalla Caritas. Anche per l’Istituto Radice Alighieri di Arghillà serve una programmazione considerato che la scuola nei prossimi mesi rientrerà nella sua sede naturale di Catona e vi è il rischio concreto che per centinaia di bambini e ragazzi rom l’evasione dell’obbligo scolastico si impenni ulteriormente.

Con questa lettera aperta  si auspica che questo appello possa essere ascoltato, sia per assicurare  il trasporto, sia per avviare un  tavolo tecnico per elaborare un progetto organico  Rom in grado di  intervenire sulle diverse componenti che impediscono a questi minori di potere avere opportunità di  apprendimento e di integrazione scolastica e sociale previsti dalla nostra costituzione e dalle convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia

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