Avvenire di Calabria

La decisione maturata in seno alla Commissione Toponomastica

Reggio Calabria intitola quattro vie ai suoi arcivescovi

Redazione Web

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La Commissione Toponomastica del Comune di Reggio Calabria consegna la figura di quattro indimenticati pastori della Chiesa diocesana alla memoria dei reggini.

Una ricerca identitaria portata avanti dal professore Giuseppe Cantarella che - unitamente ai componenti della Commissione - ha voluto riaffermare l'alta funzione sociale esercitata dai presuli.

A tal proposito il primo tratto di via Antonio Cimino, esattamente quello che percorre da Piazza Castello a Piazza Carmine (alle spalle della Basilica Cattedrale) si chiamerà via Monsignor Giovanni Ferro.

Altri tre provvedimenti sono stati intrapresi nel quartiere di San Giorgio Extra, prossimo al centro storico, con via Pio XI diramazione De Blasio che sarà via Monsignor Antonio Lanza, mentre la diramazione Gullì (notoriamente detta "Bretella") sarà via Monsignor Aurelio Sorrentino, mentre la traversa privati di Via Pio XI sarà intitolata a monsignor Enrico Montalbetti.

Su questi provvedimenti è intervenuto l'assessore alla Smart City, Giuseppe Marino che espresso «viva soddisfazione per la scelta operata dalla Giunta comunale su proposta della Commissione Toponomastica, di intitolare 4 vie cittadine alla memoria di 4 grandi vescovi che hanno guidato la diocesi in momenti molto delicati della storia cittadina. I presuli saranno ricordati anche attraverso questo segno che vuole rappresentare il forte radicamento nel territorio che la Chiesa reggina ha avuto ed ha tutt'oggi. La loro storia si interseca con la storia della Chiesa reggina e con la storia della città per oltre 60 anni, dalla seconda guerra mondiale sino alla fine del secolo scorso. Svariate generazioni di sacerdoti e laici si sono formate nell'impegno sociale sotto la guida paterna di questi pastori. La loro azione pastorale ancora oggi produce frutti nell'azione quotidiana di una Chiesa - ha concluso Marino - che continua a stare accanto agli ultimi ed a formare i giovani e le famiglie al dono di sé ed al senso di comunità».

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