Avvenire di Calabria

La messa presieduta dal vicario generale, poi le testimonianze, vi proponiamo un resoconto dettagliato

Reggio Calabria, nonni e anziani al centro della vita della comunità

La celebrazione del 23 luglio nel racconto dei diretti testimoni: si è avviato uno scambio generazionale

Dominella e Giuseppe Fortugno *

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Si è tenuta domenica 23 luglio, presso la Basilica Cattedrale di Reggio Calabria, la terza edizione della Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani, ricorrenza istituita per tutta la Chiesa dal Santo Padre per la quarta domenica di luglio ed in prossimità della commemorazione dei Santi Anna e Gioacchino, i “nonni” di Gesù.


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Su iniziative delle diverse rappresentanze di movimenti, gruppi, associazioni e Consultorio familiare presenti nel territorio diocesano e, promossa e sostenuta dall’Ufficio famiglia della diocesi, la celebrazione della Santa Messa ha riscontrato una numerosa partecipazione dei fedeli che sono stati chiamati riflettere e a mettere in pratica con gesti concreti, alcune delle indicazioni suggerite dal Dicastero vaticano sul tema prescelto: “Di generazione in generazione, la sua misericordia..” (Lc 1,50).

La Messa in Cattedrale per nonni e anziani, l'omelia di don Pasqualino Catanese

La celebrazione eucaristica diocesana è stata presieduta dal vicario generale Don Pasqualino Catanese, che nel corso della sua omelia ha offerto numerosi spunti di riflessione. «Siete quì per celebrare questo evento e siete ammirevoli per coraggio e determinazione con cui portate a compimento la missione di essere nonni e anziani per sempre, per tutti i giorni dell’anno e, non solo per questa giornata indicativa. Ogni giorno noi festeggiamo con tutti coloro che camminano con noi che sono dono e ricchezza».

Richiamando la bellezza dell’accostamento che il Santo Padre ha voluto fare, Don Pasqualino ha voluto mettere in risalto questa sorta «di “patto generazionale” tra anziani e giovani, che trova nell’icona di Maria che va a trovare Elisabetta, il punto di convergenza. Maria come giovane che va a visitare la cugina anziana e nello stesso tempo, la cugina anziana che riconosce in Maria la potenza dell’azione di Dio e, quindi la grazia, che in quel momento la presenza di Maria ha portato con sé nell’esultanza di tutti nello Spirito».

Don Pasqualino ha poi proseguito esortando l’assemblea a farsi «guidare, come all’inizio del tempo dalle realtà che il Signore ci ha donato, da quello che sono i nostri affetti, le nostre ripartenze, il nostro costruire la vita nelle nostre famiglie, dove ognuno deve avere il suo posto, la sua attenzione e ognuno deve farlo secondo quello che il Signore gli ripone dentro, secondo la condizione stessa». In riferimento alla “sapienza da parte degli anziani”, lo stesso Don Pasqualino ha parlato di loro come «riferimenti di una storia vissuta, di un’eredità che viene offerta ai più giovani, di generazione in generazione che si mette in ascolto e in relazione con Lui», capace di ospitarci in ogni tempo da Lui abitato fino a «giungere all’eternità in cui ci ritroveremo tutti, persone di ieri, persone di oggi, persone di domani; tutti con il Signore!».

Questo è quello che conta, ha aggiunto ancora «viviamo bene i nostri rapporti, viviamoli nel rispetto di quelle che sono le funzioni di ognuno. È bello rispettare gli anziani con le loro fatiche, con le loro fragilità, con le loro malattie, specie quando si è disposti a fare qualsiasi sacrificio pur di rimanere accanto ai nostri nonni e anziani e cogliere sempre quello che di bello e buono ciascuno può offrire, non sentiamoci mai autosufficienti, non pensiamo di poter costruire il nostro futuro, la nostra storia o il nostro presente da soli, perché tutto questo è possibile farlo solo insieme».

Invocando l’intercessione della Beata Maria Vergine e Madre, Don Pasqualino ha poi concluso augurando ai presenti di sentirsi come «il grano che il Figlio ha seminato con la sua vita, crescendo intatto tra le zizzanie, lontano dalle suggestioni del male ma vicino con un servizio appassionato a chi ha bisogno, affinché all’interno delle famiglie questo “patto generazionale” possa essere portato ancora avanti, da anziani e giovani, da adulti e bambini per affidare a Maria Madre Misericordiosa e Tenera, i desideri e gli impegni di vita dei nonni, degli anziani e dei giovani che per grazia sono autentici messaggeri dell’Annuncio del Figlio Risorto».

L'introduzione della Giornata è stata curata da Dominella e Giuseppe Fortugno

Ad introduzione della Giornata, a nome dell’Ufficio famiglia Dominella e Giuseppe Fortugno, hanno salutato i nonni e gli anziani presenti ringraziandoli per il loro esserci, non soltanto come un dovere di gratitudine e di affetto, ma come una necessità per costruire insieme una società più umana e fraterna tra le generazioni della famiglia cristiana, capace con la loro presenza, di rendere l’esistenza di tutti più ricca di umanità e riferimento certo per le comunità che si mettono in dialogo con loro che sono i custodi della memoria. Hanno poi evidenziato quanto sia fondamentale, in relazione al rapporto con i nonni e gli anziani, passare da ciò che a volte per la generazione degli adulti si ritiene “non aver tempo per…” a ciò che invece si presenta come un’opportunità per poter invece “prendere il tempo per…”. Dialogare con i figli a qualunque età è sempre fondamentale per la società così come ascoltare gli aneddoti già conosciuti dei nonni o degli anziani, magari pure quando gli acciacchi si fanno sentire, non è mai “un perdere tempo” ma è investire il tempo per fortificare tutta la famiglia umana che in quella circostanza si mette in comunicazione, perché trascorrere il tempo con loro, restituisce sempre una nuova capacità di vedere la vita, con ritmi più pazienti e pensieri più profondi che ci tengono stretti all’essenziale, come spesso ricorda Papa Francesco.
Ed è stata con questa premessa che nel corso della celebrazione della Giornata si sono susseguite due intense testimonianze tra nonni e nipoti.

Silvana Raschillà e Schakira Licordari hanno raccontato la bellezza di essere nonna e nipote

Nella prima, la nipote Schakira Licordari, oggi quasi diciassettenne e prossima al quarto liceo, ha ricordato in modo amorevole e particolareggiato quando compiuti tre anni aveva appena conosciuto i suoi futuri genitori, che l’hanno adottata insieme ai fratelli Nourdin e Aicha, ricordando come non poteva minimamene immaginare a quanto amore smisurato sarebbe andata incontro: perché oltre a quello dei genitori M.Teresa e Giuseppe, c’era anche quello dei futuri nonni che sin da subito hanno cominciato a farla sentire amata in un modo così speciale da consentirle di ricambiare tutto l’amore ricevuto. Ricordando i nonni nati in cielo, dai quali sente forte su di sé la loro presenza e protezione, ha presentato accanto a lei, la nonna Silvana, per la quale ha messo in risalto il suo coraggio e la sua determinazione, accompagnata da una bellezza interiore.

«Considero nonna Silvana come un faro che mi dà indicazioni sulla via da seguire e che è sempre presente nel momento del bisogno. Anche se sono stata adottata, non ho mai percepito da parte sua una ‘pressione’ sugli ideali che lei voleva infondere nel mio cuore, ma tutto ciò che mi vuole comunicare lo fa attraverso il sorriso e lo sguardo rasserenante, illuminando le mie giornate e per questo motivo le sarò infinitamente grata», è stato uno dei pensieri più toccanti della giovane Schakira. Anche la nonna Silvana Raschillà, ha voluto brevemente ripercorrere alcuni ricordi vissuti insieme alla nipote ricordando da subito con commozione come «Il vestitino che indossava il primo giorno in casa nostra era molto carino ed è tuttora ben custodito nell’armadio delle mie figlie». Ha ricordato con piacere i momenti di quando insieme agli altri nonni erano stati presenti agli spettacoli tenuti a scuola e di quando si recavano all’asilo per prenderla all’orario di uscita, non facendo mancare dal primo giorno dell’incontro con la nipote, la sua presenza in ogni fase della sua crescita fino ad oggi con piccoli consigli e incoraggiamenti.

Vera Stella e Tonino Caccamo sono intervenuti con i nipoti Sophy e Alessandro

La seconda testimonianza dei nonni Vera Stella e Tonino Caccamo con i nipoti Sophy e Alessandro, ha permesso di riscoprire la missione di essere nonni cristiani come una vocazione, una chiamata ad un servizio quotidiano, che mette alla prova tutto il proprio essere fisico, psicologico e spirituale come persone e come coppia, con quella domanda di fondo che si fecero subito alla notizia di diventare nonni per la prima volta: Saremo pronti? Quale sarà il nostro compito? «Forse non ci sentivamo pronti e preparati allora, ma d'altronde non si è mai preparati ad essere genitori né tantomeno nonni. Avevamo 49 anni di età, lavoravamo ed avevamo raggiunto una certa stabilità. Oggi siamo nonni da 23 anni con quasi 50 di matrimonio e nonni di 6 nipoti in fasce d'età differenti impegnati tra studi universitari e scuola elementare. Essere nonni è come far parte di una scuola di specializzazione, relativa alla propria fecondità. Significa soprattutto revisione di vita, ed è per questo fondamentale il cambiamento costante, l'elasticità mentale per essere al passo coi tempi nella realtà presente sempre più tecnologica e fragile, facendo tesoro del passato e dell'esperienza. Per essere radicati in Cristo, abbiamo continuato a puntare sulla formazione permanente della nostra coppia, per essere testimoni credibili di unità e fecondità, anche nelle vesti di nonni che non rappresentano solo il passato e la memoria, ma il "ponte" fra ciò che non c'è più e la realtà nella sua concretezza e prospettiva futura». Ecco il compito di noi nonni secondo noi, hanno infine concluso: «puntare sulla stabilità. "Sedersi" in famiglia serve per costruire e ricostruire attraverso un ascolto attivo fruttuoso la vita di ogni giorno, per far vivere quelle radici che sono alla base dei valori tra fragilità, fedeltà, perdono, condivisione e accoglienza».

La vera conclusione è un nuovo inizio

A conclusione della Giornata, siamo certi che ad ognuno dei presenti saranno venute in mente tantissime immagini e altrettanti sguardi e piccoli gesti capaci di descrivere la presenza nei nostri cuori dei nostri cari nonni e anziani avuti in dono, ma è stato ancor di più meraviglioso riscoprire nell’alleanza tra le due generazioni estreme della vita “i bambini e gli anziani”, pure le altre due “i giovani e gli adulti”, chiamati a legarsi a vicenda se si vuol continuare a generare la vita.

Generosità, generare e generazione, parole sorelle che si leggono e si spiegano ognuna assieme alle altre. Solo chi è generoso genera, e la generazione della vita rafforza e alimenta la generosità che ci abita da sempre con un soffio di infinito. Tutti i luoghi della vita continueranno a fiorire finché quel soffio vivo e libero, sarà accolto e custodito da quei nonni e anziani, portatori di memoria, di speranza e capaci ancora di sognare e far sognare le generazioni.

* Ufficio famiglia diocesi di Reggio Calabria - Bova

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