Avvenire di Calabria

L'edificio sacro in stile neogotico è stato chiuso alcuni anni per consentire necessari interventi di restauro

Reggio Calabria, riapre al culto la Chiesa di San Giuseppe al Corso

Il 17 marzo l'arcivescovo metropolita monsignor Fortunato Morrone presiederà la prima messa dopo i lavori

di Redazione Web

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Alla vigilia della solennità dedicata al padre putativo di Gesù e sposo di Maria, riapre al culto la chiesa di San Giuseppe al Corso.

Per l’occasione l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, presiederà la messa domenica 17 marzo alle 18: sarà la prima celebrazione dopo i lavori che hanno interessato il tempio per alcuni anni.


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L’edificio sacro in stile neogotico affacciato sul centralissimo corso Garibaldi di Reggio Calabria, torna dunque accessibile alla comunità dopo un accurato restauro.

Il rettore don Pasqualino Catanese nel suo messaggio alla comunità invita la cittadinanza a partecipare a questo momento di festa per la diocesi e l’intera città.

La storia della Chiesa di San Giuseppe al Corso

La storia dell'edificio come oggi si presenta è legata alla storia del culto e della devozione dei reggini a San Giuseppe. Un culto diffuso sin dall'antichità. Ci ricorda lo storico Renato Laganà che già nel 1552 a Reggio Calabria «esisteva una chiesa dedicata a San Giuseppe all’interno del territorio della parrocchia di San Silvestro dei Malgeri ai margini dell’antico quartiere della Giudecca. In essa venne costituita, nel marzo di quell’anno, l’omonima Confraternita».


PER APPROFONDIRE: San Giuseppe e la fede di Reggio


L'edificio sacro - ricorda ancora Laganà - «sorgeva nell’area della attuale Prefettura, venne elevata a parrocchia nell’anno 1567 dall’arcivescovo Gaspare dal Fosso». Nel 1631 la chiesa venne ampliata e «successivamente ornata di stucchi e arricchita di opere d’arte. In un reliquario d’argento erano custodite le reliquie del velo della Madonna e del mantello di San Giuseppe che erano state donate, nel 1664, dal frate senese Ambrogio Landuccio che apparteneva all’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino».

Arriviamo, quindi, all'origine dell'attuale edificio sacro. Il tempio originario subì già gravi danni in occasione del terremoto del 1783 per essere poi devastato completamente (nel frattempo la parrocchia veniva soppressa) in occasione del violento sisma del 1908. Si provvide, dunque, alla sua ricostruzione. Il progetto, ci ricorda ancora Laganà, fu redatto dall'ingegnere Rosario Pedace. La chiesa, «progettata in stile neogotico venne completata nel febbraio del 1930».


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Tra le opere d'arte custodite al suo interno si possono ammirare un quadro di San Filippo Neri ed un altro raffigurante la Madonna di Porto Salvo del 1838, dipinto dal pittore vibonese Brunetto Aloi. Quest'opera originariamente si trovava custodita nella chiesa dedicata alla Madonna di Porto Salvo nel vecchio Lungomare che dopo la distruzione subita con il terremoto del 1908, non venne più ricostruita.

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