Avvenire di Calabria

I migranti hanno preparato e distribuito il cibo per i senza tetto, un gesto straordinario

Reggio Calabria solidale: il racconto del pranzo coi poveri del 26 dicembre

La testimonianza dell'Help Center "Casa di Lena" e del servizio di accoglienza "Il Farro" di Villa San Giovanni

di Maria Angela Ambrogio

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Il Natale di chi si prende cura degli altri, non è mai un periodo di vacanza. Se da una parte si moltiplicano le storie di solitudine delle persone in difficoltà, percepita ancora più intensamente in questo periodo di festa, dall’altra si moltiplicano i gesti di solidarietà di quanti sono disposti a condividere il proprio tempo e a mettersi a servizio degli altri.


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Tra le tante manifestazioni di generosità, colpisce una storia che ci fa comprendere come può essere celebrato il Natale con il festeggiato, con Colui cioè per cui non c’era posto nell’albergo. A metà dicembre presso il nostro Help Center “Casa di Lena” è arrivata una telefonata da parte del dottor Mimmo Licandro, responsabile di un servizio d'accoglienza per migranti " Il Farro" di Villa San Giovanni, il quale dava la disponibilità degli ospiti della struttura di preparare i pasti per i nostri amici di strada. Un’idea frutto di una riflessione comune del gruppo di migranti che ha deciso di vivere in condivisione con altri fratelli questo momento di festa, vivendo una festa dentro la festa.

Di comune accordo si è scelto il giorno 26 e l’iniziativa è stata integrata nel calendario per le festività delle mense cittadine. Un pranzo ricco e variegato, preparato con cura e creatività da persone migranti, che hanno vissuto storie spesso drammatiche, certamente segnate da violenze, dalla fame e dalla sete, è stato condiviso anche grazie ai volontari dell’Help Center.
È stata un’esperienza di pura gioia e condivisione, dove non c’è stata differenza tra chi ha preparato, chi ha servito e chi è stato servito: ciascuno si è sentito parte di una sola famiglia umana. Un’ opera segno, la Casa di Lena, che diventa un segno pedagogico per la comunità civile: gli ospiti sono persone che attraverso la dimensione della strada ci chiedono di farci prossimi come Lui, di farci annunciatori del suo amore, di testimoniare la gioia perché “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”.

Ci viene chiesto di contemplare la bellezza di un bambino indifeso, di inchinarci al suo essere fragile e di convertire i nostri cuori, di innescare processi di conversione e di comunione. Tutti siamo chiamati ad amare, oltre i nostri piccoli tornaconti: a volte basta poco ed anche una goccia d’acqua può cambiare una storia.

Il nostro Help Center, dimora calorosa in ogni periodo dell’anno, in questo tempo natalizio si fa grotta per accogliere, si fa luce per farci riconoscere le luci, diventa segno di una chiesa aperta che abita lo spazio della prossimità, che permette a tutti di lavarsi i piedi vicendevolmente, di sentirsi manchevoli perché feriti, ma anche reciproci e consolanti. In ciascuna persona, non solo nelle persone che vivono in strada, sono presenti periferie segnate dalla sofferenza, dalla malattia, dalla fragilità umana, ma più che mai a Natale abbiamo tutti bisogno di angeli che cantano e ci insegnino a cantare.

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