
Tra misteri e verità negate: si riapre il caso De Grazia e delle navi dei veleni
Riaperto il caso delle “navi a perdere” grazie a nuovi fondi e a un’inchiesta giornalistica che riaccende interrogativi mai risolti.
Ci sono gesti, così vili, che interrogano sullo stato di civiltà di un’intera popolazione. Perché non indignarsi di fronte ai reiterati atti di vandalismo (o delinquenza?) che si ripetono all’interno dei cimiteri comunali di Reggio Calabria, è davvero impossibile. Quelle vie strette, attraversate spesso con fatica durante il giorno da chi – in quel luogo avvolto dal silenzio – si reca per recitare una preghiera per i cari defunti, diventano indegnamente trafficate la notte, quando le tenebre favoriscono l’ingresso di individui senza scrupoli. Azioni squallide come imbrattare i loculi, in modo sacrilego, con escrementi o furti di pluviali e portafiori in rame, presenti nelle cappelle private, probabilmente con la finalità di rivenderle. Particolarmente prese di mira sono, poi, le Congreghe collegate ad alcune parrocchie della Città.
Accanto, però, a questi episodi deprecabili, c’è anche dell’altro. Le «mafie dei cimiteri» sembrerebbe che esistano, come conferma l’indagine “Cemetery Boss”. L’azione dei magistrati inquirenti, in quel caso, dimostrerebbe la strettissima connessione tra il responsabile amministrativo dei cimiteri di Reggio Calabria con un clan emergente della zona Sud della Città, a tal punto da “sub–affittare” un locale comunale agli uomini della cosca proprio dentro il cimitero di Modena, loro regno incontrastato. Sono tantissime le segnalazioni da parte dei cittadini dell’impossibilità di poter dare una degna sepoltura ai propri cari senza non doversi scontrare con logiche di chiaro stampo ‘ndranghetista. Il business della morte fa da sempre gola ai clan, a tal punto che veri e propri boss di professione facevano i becchini come emerge dalle carte dell’inchiesta “Cassa Continua” con la figura del capo–’ndrina, Pietro Toscano, uomo di punta dei Labate “Ti Mangiu”. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, questo è certo, ma l’escalation di “strani” incendi tra i mezzi di agenzie funebri in Città, c’è ed è tangibile.
Al momento, però, non c’è nessun collegamento ufficiale tra l’inizio delle azioni criminose all’interno dei cimiteri all’indomani di questi arresti “eccellenti”. E sarà compito della Procura comprenderne la genesi e lo sviluppo. Alle Istituzioni, invece, è chiesto di salvaguardare la dignità delle persone – in quello spazio che Totò individuava come il luogo della «livella» – attraverso il contrasto al vandalismo, ma anche allo strapotere – spesso avallato da funzionari compiacenti – di malavitosi capaci di lucrare anche sul dolore.
Riaperto il caso delle “navi a perdere” grazie a nuovi fondi e a un’inchiesta giornalistica che riaccende interrogativi mai risolti.
Domani, domenica 27 aprile, torna in edicola e in parrocchia Avvenire di Calabria con un
Lo spettacolo è prodotto da Calabria dietro le quinte, in collaborazione con la compagnia Blu