Alcuni Gruppi Scout provenienti da diverse parti d’Italia hanno scelto di svolgere un campo di servizio (Route) aiutando i migranti che arrivano sulle coste della città dello Stretto. Quest'estate i clan – in continuità con l’esperienza iniziata nel 2015 - raggiungendo Reggio Calabria, desiderano vivere un’esperienza che vada al di là della formazione, vogliono entrare in punta di piedi in una realtà complessa e piagata: la vita dei profughi. A gruppi alterni – ormai dal mese di aprile – i ragazzi danno una mano nelle attività quotidiane e nell’animazione nei centri di accoglienza. Da tempo ormai il porto di Reggio è impegnato in prima linea nell’accoglienza dei migranti in fuga dalle proprie terre.
Durante la permanenza in città, infatti, i giovani fanno capo al Coordinamento Ecclesiale sbarchi mantenendo fede al progetto “Filoxenia” promosso da varie realtà della Chiesa locale, dove i minori non accompagnati vengono ospitati in alcune strutture della diocesi. È qui che i ragazzi scout dai 16 ai 21 anni stanno prestando il loro servizio. Per l’ospitalità degli scout sia i frati francescani della comunità di Sbarre che i padri monfortani di Parco Caserta hanno offerto la loro disponibilità e le loro strutture. La giornata “tipo” è quella del servizio impostata tra mattina e pomeriggio. I ragazzi si dividono nelle strutture dell'Ats “Filoxenia”, “Help Center” e al magazzino sbarchi del porto, per tenerlo in odine in vista della ripresa degli sbarchi. Negli ultimi tempi si è aggiunta anche la struttura gestita dall'associazione nazionale Carabinieri. Nel periodo di permanenza, che sia una settimana o meno, i clan hanno la possibilità di approfondire le tematiche dell'immigrazione sotto vari punti di vista: accoglienza, carità e coordinamento ecclesiastico con Bruna Mangiola; profilassi internazionale, prevenzione e cura delle malattie con il dottor Vincenzo Romeo; il fenomeno migratorio e il viaggio di un migrante fino alla sua accoglienza ed oltre con Fabio Siclari; l'accoglienza in Italia e le problematiche dell'immigrazione con Giovanni Fortugno.
La scelta delle strutture in cui muoversi e operare non è casuale. Solitamente si seguono due principi fondamentali: i bisogni oggettivi dei Centri e il percorso di crescita del ragazzo scout. Per intenderci, non si possono certo indirizzare giovani fragili dove esistono situazioni delicate. Se un centro accoglie una ragazza minorenne incinta - perché stuprata - è necessario che i volontari a servizio abbiano anche delle caratteristiche umane particolari. Cosi, passo dopo passo, con al collo i loro fazzolettoni colorati, gli scout d’Italia si stanno muovendo all’insegna dell’accoglienza e del servizio per accarezzare piccoli volti tristi, per abbracciare con rispetto e tenerezza le innumerevoli storie segnate da naufragi , violenze e tempeste.