Avvenire di Calabria

Religiose in dialogo su migranti e rifugiati: la persona al centro

Il fenomeno migratorio, con le nuove sfide ed esigenze che porta con sé, al centro dell’incontro tenutosi il 3 luglio a Roma nella sede dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG)

di Elisa Molinari

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Chiamate a discutere e ad approfondire il tema delle migrazioni, in una intensa giornata dal titolo Sister-led dialogue on migration, sono state le religiose di diverse congregazioni, a confronto con le organizzazioni intergovernative, i partner interreligiosi, la società civile, esperti accademici e rappresentanti della stampa. L’analisi delle cause profonde della migrazione in un’economia globale; il ruolo dell’assistenza umanitaria e dei diritti umani; il ruolo dello sviluppo umano integrale e della coesione sociale nei Paesi di arrivo, sono state queste le tematiche chiave su cui si è incentrata la riflessione.

Secondo i dati dell'UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), alla fine del 2022 il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è salito al livello record di 110 milioni, 19 milioni in più rispetto all’anno prima. 35 milioni sono rifugiati, ovvero persone che hanno attraversato un confine internazionale in cerca di sicurezza, mentre il gruppo più numeroso - oltre 62 milioni di persone, il 58% - è quello degli sfollati interni a causa di guerre e violenze. Obiettivo principale dell’incontro è stato quello di creare uno spazio di dialogo sulle questioni chiave di un fenomeno di portata epocale, oltre a dare riconoscibilità al lavoro delle congregazioni femminili, rafforzarne la comunicazione, e soprattutto alimentare la rete di scambio di risorse e di buone prassi, a favore dei destinatari dei progetti. “Abbiamo molti progetti che stanno iniziando in diverse parti del mondo, quindi il nostro desiderio è che si creino i collegamenti sufficienti per l’interscambio di informazioni e di riflessioni” spiega a Vatican News-Radio Vaticana, suor Carmen Elisa Bandeo, Missionaria Serva dello Spirito Santo, coordinatrice della Rete Internazionale Migranti e Rifugiati della UISG.

Suor Carmen esprime l’intenzionalità, come persone consacrate, di “creare una spiritualità che ci permetta di lasciarci convertire da questa realtà di migrazione che sta bussando alla nostra porta”. E mette in luce l’importanza dell’incontro per “tornare a mettere al centro la persona” perché, sottolinea riprendendo una frase di San Giovanni Paolo II, “l’unico cammino per la crescita comune passa attraverso la persona umana”.

Al panel ha preso parte anche suor Nieves Crespo, Figlia di Maria Ausiliatrice, missionaria in Etiopia, che ha raccontato la sua esperienza di collaborazione nel progetto portato avanti dal Global Solidarity Fund a favore di migranti, rifugiati e sfollati interni, che vede coinvolte cinque congregazioni, ciascuna con il proprio apporto specifico. “Come suore salesiane, ci concentriamo sull'educazione. L'educazione è la chiave per cambiare la mentalità, per cambiare il modo di guardare le persone che sono diverse.”

La missione delle suore Salesiane – e il ruolo all’interno del progetto - è appunto dare ai giovani che accolgono, specialmente alle ragazze, una formazione “su misura per loro”, al lavoro e alla vita. “La maggior parte di loro viene dalle zone rurali nella ricca Addis Abeba, per cercare una vita migliore. Ma il più delle volte soffrono la divisione dalla famiglia - racconta suor Nieves – diamo una formazione tecnica e poi cerchiamo loro un lavoro. In questo momento, più del 90% ne ha uno. E ci siamo rese conto che nel momento in cui hanno ottenuto le competenze tecniche e le abilità di vita, queste ragazze, attraverso il lavoro, recuperano la loro dignità, perché hanno sofferto e lottato molto”.

Da questo incontro, da lei vissuto come una ricchezza, suor Nieves Crespo porta due convinzioni: una è la necessità di cambiare mentalità, il modo di guardare alle persone, diverse per religione, cultura, modi di vivere e di agire. “Una delle chiavi è l'educazione per non guardare alle persone che migrano, come qualcuno che ha bisogno di aiuto o come un povero. Al contrario, occorre guardarli e guardarci come cittadini chiamati a costruire insieme la realtà del nostro mondo.” Un’altra istanza, secondo suor Nieves, è cambiare la narrazione, le parole che si usano “dentro a una cittadinanza globale e in un mondo in cui tutti abbiamo gli stessi diritti, gli stessi doveri e siamo chiamati a costruire insieme”.

Dialogare e costruire insieme, per favorire soluzioni inclusive e sostenibili, è la finalità degli incontri promossi della UISG - l’organizzazione che riunisce più di 1.900 Superiore Generali in 97 Paesi, in rappresentanza di oltre 600.000 suore nel mondo – in collaborazione con il Global Solidarity Fund, di cui questo del 3 luglio era il secondo appuntamento di un ciclo, dopo quello del 17 aprile, sulle tematiche ambientali, che culminerà nel primo Forum di advocacy della UISG, in programma ad ottobre 2023 a Roma.

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