di Daria Stella Olivo
Un uomo di fede e di cultura che ha lasciato un segno indelebile nella nostra città, un sacerdote fedele, un cantore di Rossano, un profeta di cui continuare a disseminare gli insegnamenti, primo fra tutti, l'amore per il proprio territorio. Sono questi alcuni tratti della figura di Mons. Ciro Santoro, rievocati lo scorso 27 febbraio nel corso di un incontro, in sua memoria, tenuto presso la sala multimediale del Museo Diocesano e del Codex, in occasione del 30° anniversario della sua morte. L'evento, organizzato dalla Diocesi di Rossano-Cariati, in collaborazione con la Biblioteca Diocesana "Santi Nilo e Bartolomeo", l’Archivio Storico Diocesano, il Museo Diocesano e del Codex e l'associazione “Insieme per Camminare”, è stato moderato da Don Giuseppe De Simone, Direttore della Biblioteca Diocesana e promotore dell'iniziativa, che ha sottolineato come l'appuntamento sia nato dal bisogno, nell'anno dedicato al Codex purpureus rossanensis, di commemorare Mons. Ciro Santoro, primo Direttore del Museo Diocesano, per 35 anni, dal 1952 fino alla sua morte avvenuta il 28 gennaio 1987, all'età di 64 anni. Malgrado il tempo fugga inesorabile, la sua figura permane attuale e presente. Ne sono prova le innumerevoli testimonianze tributategli. In una sala attenta e gremita, si è ripercorso un lungo itinerario di ricordi, che ha lasciato trasparire commozione, stima, affetto, riconoscenza. Dopo i saluti di don Giuseppe Straface, attuale Direttore del Museo, hanno emozionato i presenti la relazione di Mons. Luigi Renzo, successore di don Ciro come Direttore del museo dal 1987 al 2007, oggi vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, e quella del Prof. Gennaro Mercogliano, già dirigente scolastico della scuola media "Leonardo da Vinci", dove per 35 anni don Ciro fu insegnante di religione e legato a lui fin dalla fanciullezza. E, ancora, la testimonianza del Prof. Francesco Filareto, legato a don Ciro da saldi vincoli di amicizia e di collaborazione, quella di Don Gaetano Federico, Direttore dell'Archivio diocesano, e i saluti del sindaco Stefano Mascaro. Un sacerdote, Mons. Santoro, che ha operato in diversi ambiti della vita sociale e culturale: Cancelliere della Curia Arcivescovile, Cerimoniere Arcivescovile, Decano del capitolo Cattedrale, Direttore del Museo e dell'Ufficio Stampa Diocesano, docente al Liceo Classico e alla Scuola media "L. Da Vinci", autore di innumerevoli libri e opuscoli (Il Codice Purpureo, Il Museo Diocesano, Rossano e il suo Codice, La Cattedrale e l'icona Achiropita, S. Bartolomeo di Rossano), giornalista conosciuto anche al di là dei confini calabresi per i suoi articoli sull'Osservatore Romano e Avvenire e per gli altri incarichi ricoperti per tutta la sua vita, iniziata a Rossano il 25 settembre 1923. E di Rossano, del Museo e del Codex, fu innamorato, di un amore viscerale. Impossibilitato a presenziare alla commemorazione, Marcellino Mantonico Santoro, nipote, ha fatto pervenire un messaggio in cui ricorda come il compianto zio sia stato un "convinto testimone delle bellezze culturali, artistiche e paesaggistiche di Rossano e della Calabria. Come Prelato e Direttore del Museo seppe cogliere appieno l'importanza artistica e iconografica del Codex Purpureus Rossanensis, divenendone prima studioso e poi ambasciatore in Italia e nel mondo". Sotto la sua guida il Museo ha vissuto momenti di notorietà richiamando con il Codex l'attenzione di studiosi da tutto il mondo. I rapporti con il Museo e con il Codex sono stati illustrati dal Preside Giovanni Sapia, rammaricato per l'assenza, nel suo messaggio letto dal figlio Francesco: "Il Museo apparteneva per lui alla geografia dei segni di Dio. Tutti i beni culturali della città toccavano il suo interesse e animavano i suoi scritti, ma il Museo era la sua nobile dimora e quasi il sacrario della Città. Descritto, accarezzato, celebrato, vi si muoveva da maestro e da signore, vi aspettava e accoglieva gli ospiti illustri con la dignità compiaciuta dell'aristocratico padrone di casa. Ma accanto al Codice, nel quale a lungo andare si identificò, occupava anche fisicamente una posizione di sentinella avanzata e quasi di difesa, che imponeva la distanza e trasformava in religione l'interesse del colto o la curiosità del turista. Il suo libretto, che ne presenta pagine ed espone in più lingue vicende e teorie, ha giovato, nel suo intento e valore divulgativo, al cimelio più della riproduzione in fac-simile, perchè, se questa lo ha collocato nei grandi istituti pubblici e ne ha fatto un aristocratico compiacimento di collezioni private, quello lo ha fatto entrare nelle case di gente di tutto il mondo. E perciò sarebbe bello e giusto che la gente di tutto il mondo, che visita il Museo, incontrasse, tra i preziosi cimeli, anche un suo ritratto". A conclusione, l'intervento dell'Arcivescono Mons. Giuseppe Satriano, che si è detto lieto di presiedere l'incontro, nonostante non avesse conoscenza diretta di don Ciro, insigne sacerdote che onorò, con la sua esemplare vita cristiana e sacerdotale, la città e la Chiesa chiamata a custodire l’eredità del suo passato, facendone memoria, per poter meglio affrontare il presente e il futuro. Il Vescovo ha ricordato la sua figura attraverso le parole di Mons. Antonio Cantisani che, durante l'omelia pronunciata ad un mese dalla scomparsa, ricordava Mons. Ciro Santoro come "il sacerdote fedele", il prete felice di essere prete. E di questi preti oggi, in modo particolare, abbiamo bisogno. Don Ciro fu un appassionato animatore della Chiesa locale. Ha amato tanto questa Chiesa perchè ne conosceva la storia. Aveva ragione quando diceva che senza memoria storica non possiamo costruire il futuro. Questo - secondo Mons. Satriano - non deve valere solo per i sacerdoti ma per tutti noi, nella quotidianità: essere fedeli e felici per essere esempio di positività e speranza. Il vescovo ha poi annunciato che proprio la sala multimediale del Museo, dove si è svolta la commemorazione, verrà intitolata a Mons. Santoro e verrà posta una targa, a perenne ricordo dell’illustre concittadino, faro di cultura e di spiritualità. La Diocesi ha inteso dare questo atto di omaggio affinchè la figura di quest'uomo di fede e di cultura resti indelebile nella storia della nostra Chiesa e nella storia della Città e per farlo conoscere ai più giovani. Eventi di tale portata servono a rafforzare il senso di appartenenza e identità e si torna a casa più arricchiti. Ricordando Mons. Ciro Santoro si vuole fare memoria grata e riconoscente anche di altri sacerdoti e pastori benemeriti per la nostra diocesi,da Mons. Nicola Altavista a Mons. Giuseppe De Capua, da Mons. Ferruccio Locco a Mons. Pietro De Simone, che verranno ricordati in altre manifestazioni, con una serie di "medaglioni" e la pubblicazione di appositi quaderni.