Libano: Di Segni (Ucei), “vicinanza alla missione italiana”
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Era il 4 maggio del 1974 quando i responsabili dello scoutismo italiano, allora diviso nelle già esistenti realtà Agi (Associazione guide italiane) e Asci (Associazione guide e scout cattolici italiani), diedero vita all’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani), unendo la loro storia e patrimonio. Una vera e propria scommessa, negli anni ’70, che mise al centro il valore fondamentale della coeducazione di maschi e femmine quando a scuola, per esempio, esistevano ancora le classi monosessuate. Lo raccontano gli educatori di oggi sul numero di Famiglia Cristiana da domani, 25 aprile, in edicola. Come la presidente del Comitato Agesci Roberta Vincini: “La coeducazione aiuta a scoprire e ad accogliere la propria identità, riconoscendo la chiamata alla piena realizzazione di sé nell’amore”. E cosa rende la proposta ancora avvincente? “Credo l’aver colto che al centro non ci sono le attività ma i ragazzi e il loro crescere a 360 gradi. La proposta Agesci segue la crescita di ciascuna persona secondo quattro aspetti fondamentali individuati dal fondatore dello scautismo, Robert Baden Powell: formazione del carattere, salute e forza fisica, abilità manuale e servizio al prossimo”.
E in una società fatta di rapporti fragili, punto di forza sono proprio le relazioni: “Protagonisti della propria crescita sono i ragazzi, ma non sono soli. C’è la dimensione del gruppo, dove ci si confronta fra coetanei e non, e ci sono gli educatori: giovani adulti che si approcciano come fratelli maggiori”, aggiunge Francesco Scoppola, anche lui presidente del Comitato nazionale.
Il percorso scout accompagna dagli 8 ai 21 anni. Ma non trasmette solo l’amore per la natura e la vita all’aria aperta, vissuto tra gite zaino in spalle, notti in tenda o canti intorno al fuoco. Preponderante è il servizio al prossimo e l’impegno per il bene comune. Come la partecipazione alle marcie per la pace o la presenza sui luoghi dei terremoti o delle alluvioni. E non è quindi un caso se, per esempio “fra chi si propone per darsi da fare a scuola o per i ruoli di rappresentanza c’è sempre qualche scout”, osserva Vincini.
Ed è viva nell’Agesci anche l’educazione alla vita cristiana, che spesso riesce a incuriosire anche chi non ha familiarità con la Chiesa: “Partiamo dal vissuto dei ragazzi e dalle domande che sorgono nei cuori, come fece Gesù con i discepoli di Emmaus, coltivando un confronto serio con quel che la Parola di Dio dice alla vita”, dice don Andrea Turchini, 58 anni, assistente ecclesiastico generale.
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