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«Un'alba misteriosa», definisce Roncalli l’inizio della storia dei Giubilei, che scorre parallela a quella del pellegrinaggio
Raccontando la storia dei Giubilei nel suo nuovo bellissimo libro “La città del perdono. Santi, artisti e briganti nei Giubilei” (Scholé), pp. 320, euro 27), Marco Roncalli (pronipote di Giovanni XXIII) uno dei più importanti storici italiani della Chiesa, riporta un pensiero illuminante di Jorge Luis Borges, il poeta e scrittore argentino agnostico, più volte definitosi ateo, ma sensibile alle varie suggestioni delle tradizioni religiose: «Gli uomini hanno perduto un volto, un volto irrecuperabile e tutti vorrebbero essere quel pellegrino che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora: “Gesù Cristo, Dio mio, Dio vero, così era dunque la tua faccia?”».
Pur confessando in varie occasioni di «non vedere» personalmente il volto di Cristo nella sua vita, Borges - che avrebbe insistito «a cercarlo fino al giorno dei miei ultimi passi sulla terra» - sembra spiegare che il Giubileo vuole indicare una risposta a quanti cercano un senso alla vita, a quanti anelano un volto, perduto o da scoprire. Un senso e un volto che per i cristiani si chiama Cristo. Roncalli, tenendo sempre vivo il profilo spirituale della storia dei Giubilei racconta questo evento centrale della vita cristiana, come un grande romanzo di storia le cui radici affondano nelle antiche culture del Vicino Oriente, nella Bibbia, probabilmente nelle pratiche del popolo ebraico, mai palesatasi nei primi tredici secoli di cristianesimo.
È nel Trecento che inizia la storia dei Giubilei; nasce come risposta di papa Bonifacio VIII alla richiesta del popolo romano di una «pienissima remissione dei peccati». È come se fosse stato il popolo a rivendicare il primo Giubileo cristiano, credendo in quelle indulgenze che in futuro la Chiesa ha codificato e disciplinato. «Un'alba misteriosa», definisce Roncalli l’inizio della storia dei Giubilei, che scorre parallela a quella del pellegrinaggio, entrambe accomunate nell’unicità del traguardo: l'Urbe. Quella Roma sacra, che svela ai penitenti le memorie storiche del cristianesimo, come le tombe degli apostoli, o le reliquie della Veronica.
Quella Roma prodiga di indulgenze, capace di trasformare pellegrini in testimoni partecipi dei simboli del Perdono e di cerimonie spettacolari, dove si mescolano sacro e profano. Le prime cronache raccontano dell'accorrere delle folle a piedi nudi, a cavallo, sopra carri trainati da animali… a tutte le ore…per giorni. Quanta influenza ebbero i Giubilei nell’arte e nella letteratura Roncalli lo ricorda recuperando le narrazioni di poeti, letterati, storici, teologi: da Dante a Petrarca, dal Tasso al Belli, dal Pascoli a Pasolini. Elencando i capolavori nati da pittori, scultori, architetti: da Giotto al Botticelli, dal Perugino a Bramante, da Michelangelo al Bernini o al Borromini.
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Al termine del lungo viaggio attraverso i Giubilei ricco di citazioni, narrazioni, episodi di grande rilevanza storica e spirituale, interessante è il capitolo in cui l’autore riferisce dei «romei illustri»: re e regine, Capi di Stato, ma anche scrittori, attori; cattolici come Giorgio la Pira, il «sindaco santo» di Firenze, che in quello che fu il suo ultimo Giubileo dichiarava: «L'Anno Santo è un fatto, politicamente, di eccezionale rilievo. Non puoi più prescindere e quindi devi dargli una mano. Dare una mano all'Anno Santo non è una cosa puramente pietistica, è un grande fatto politico».
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