Avvenire di Calabria

Il saluto pronunciato in Cattedrale dal delegato ad Omnia dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, monsignor Salvatore Santoro

Saluto Morosini. Monsignor Santoro: «Grazie a lei siamo cresciuti nella fede»

Gratitudine e riconoscenza nei confronti dell'arcivescovo che ha guidato la comunità diocesana per 8 anni

di Salvatore Santoro

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Nella vita ordinaria noi raramente ci rendiamo conto che riceviamo molto di più di ciò che diamo, e che è solo con la gratitudine che la vita si arricchisce. (D. Bonhoeffer) 

Ci ritroviamo, stasera, radunati dall'Amore trinitario - fonte, culmine e paradigma di comunione piena e vera, l'unica capace di renderci degni di essere figli dell'unico Padre e, per questo, tutti fratelli e sorelle! - per rendere grazie al Signore di questi otto anni trascorsi insieme.

Ed è proprio nel grazie al Signore, che desideriamo incastonare il grazie, commosso e sincero, a lei padre Giuseppe! 

Si: prima che per darle un deferente saluto, pur doveroso e necessario, siamo qui per dire e per dirle grazie, vescovo Giuseppe, per tutti noi padre, fratello ed amico!

Che bello saper dire grazie: è segno evidente che si è diventati davvero grandi, nella vita e nella fede; è prova eloquente di nobiltà d’animo; espressione sicura di affidabile sincerità.

Quanto abbiamo bisogno, tutti, di dire e di sentirci dire grazie.. 

Quanto è necessario, oggi come sempre, imparare a farlo, non dimenticare di farlo, insegnare a farlo! 

Grazie: in questa parola - mai scontata, mai inutile, mai banale -  c'è la sintesi perfetta e completa di ogni sentimento profondamente umano, prima ancora che realmente cristiano. 

E quando il grazie è sincero, quando davvero riverbera dal cuore, non necessita di ulteriori ridondanti specificazioni per essere spiegato; non chiede artifici verbosi per essere motivato; non teme di essere frainteso; non si invera solo perché scritto su pergamene o inciso su targhe. Grazie è.. parola che basta a se stessa.

Per questo motivo, carissimo padre Giuseppe, non mi attarderò a spiegare gli infiniti motivi per cui, stasera, le esprimiamo la gratitudine del cuore.

A me, dunque, (ma non è poco!) l'onore e la responsabilità di consegnarle la gratitudine del popolo santo di Dio che è in Reggio Calabria-Bova, di noi sacerdoti, dei religiosi, delle religiose, dei diaconi, dei seminaristi, delle autorità civili e militari (che ringrazio per la loro presenza), dei fratelli e delle sorelle nel comune sacerdozio battesimale (giovani, bimbi, anziani, famiglie, ammalati, poveri, diversamente credenti o non credenti..) 

Con lei e grazie a lei siamo cresciuti nella fede; sostenuti dal suo magistero abbiamo imparato a portare, nel mondo, la speranza che non delude; con il suo esempio ci siamo sforzati di essere icona visibile di una carità che sa farsi prossimità e che, come era solito dire il santo giudice Rosario Livatino, trasforma (per così dire) i cristiani credenti, intestimoni credibili e creduti. 

Perdoni, eccellenza, le occasioni di preoccupazione, di incomprensione o sofferenza che in questi anni non sono mancate; soprattutto quelle che proprio noi le abbiamo arrecato!

Perdoni, perché un padre fa così!

Continuiamo, in modo diverso ma non meno bello, a camminare insieme, nell'attesa di accogliere, assieme a lei, il vescovo Fortunato, al quale va il nostro pensiero affettuoso e la nostra preghiera, ormai a pochi giorni dalla sua consacrazione episcopale. 

Carissimo e venerato padre, con le parole (a me tanto care) di Dag Hammarskjold, a nome di tutti, stasera più che mai, le dico: "..per tutto ciò che è stato, grazie! Per tutto ciò che sarà, si!

Dio la benedica e la ricompensi di tutto.

Articoli Correlati