Avvenire di Calabria

Nel giorno del patrono di Reggio Calabria, la memoria si intreccia con il nome del pontefice scomparso il Lunedì dell’Angelo

San Giorgio, il patrono guerriero che oggi unisce Reggio e papa Francesco

Dal miracolo dell’XI secolo alla devozione cittadina, fino all’omaggio al pontefice che portava il suo nome. Il 23 aprile è il giorno della fede che combatte il male

di Redazione Web

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Il 23 aprile la Chiesa fa memoria liturgica di san Giorgio, martire e cavaliere della fede. A Reggio Calabria questo giorno è particolarmente caro perché il santo è patrono della città, venerato da secoli come protettore e difensore. Quest’anno la ricorrenza assume un valore ulteriore: cade due giorni dopo la scomparsa di papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, che proprio a san Giorgio doveva il suo nome di battesimo.

La devozione reggina per il santo cavaliere

A Reggio Calabria la devozione per san Giorgio affonda le sue radici nell’XI secolo, all’indomani di una delle tante incursioni saracene che minacciavano le coste calabresi. Era il 1086 quando il saraceno Bonavert di Siracusa sbarcò nella città, distruggendo il monastero di San Nicolò alla Punta Calamizzi e danneggiando la chiesa di San Giorgio.



La reazione del duca Ruggero Borsa, figlio del celebre Ruggero d’Altavilla, fu determinante: lo scontro con Bonavert si concluse con la vittoria normanna e la conquista di Siracusa.

Reggio Calabria e i luoghi di culto dedicati a San Giorgio

Secondo la tradizione, san Giorgio sarebbe apparso in aiuto del duca durante la battaglia, divenendo così protettore della città. Da allora, numerosi luoghi di culto furono a lui dedicati. Come ricorda lo storico Renato Laganà, le visite pastorali di monsignor D’Afflitto documentano l’esistenza di almeno quattro chiese intitolate al martire: la chiesa di San Giorgio al Corso, quella di San Giorgio extra moenia (ancora esistente nel rione Sbarre), e le antiche chiese di San Giorgio della Giudecca, San Giorgio de Lagonia e San Giorgio intra moenia che custodiva la reliquia del santo scomparsa con il terremoto del 1783), oggi non più esistenti.


PER APPROFONDIRE: «Papa Francesco ha dato tutto di sé»: il ricordo dell’arcivescovo Morrone


La chiesetta di San Giorgio della Giudecca che sorgeva in prossimità dell’antico quartiere ebraico (trovata interamente «diruta», nel 1594, dopo l’incendio appiccato dai Turchi nel 1543). Essa era nelle vicinanze della chiesa di Sant’Andrea nell’antica piazza Mesa (oggi via Fata Morgana).

La chiesa detta di San Giorgio «de Lagonia», anch’essa distrutta, e della quale era rettore il sacerdote Cristaldo Cosentino, che in essa celebrava messa una volta al mese. L’arcivescovo ne trasferì il beneficio nella Cattedrale e la chiesa «rimaneva abbandonata al pari delle parecchie altre che si vedevano in quel tempo incendiate o dirute a tristo ricordo delle passate incursioni turchesche». L’altra chiesa, sita fuori le mura urbane conserva tuttora il titolo di San Giorgio “extra moenia” o «delle Sbarre».

In particolare nella chiesa di San Giorgio al Corso, tuttora esistente nel cuore della città, nel medioevo si eleggevano i tre sindaci della città con un solenne atto ai piedi dell'altare del santo patrono.

Papa Francesco e l’eredità spirituale del suo santo

Il 23 aprile èanche l’onomastico di papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio. E proprio a san Giorgio, santo della lotta contro il male, si è spesso ispirato durante il suo pontificato. In molte omelie e interventi, Francesco ha parlato apertamente del diavolo come realtà concreta e insidiosa, richiamando i cristiani alla consapevolezza di una lotta spirituale costante.



In una Messa del 2014 a Santa Marta, il Papa aveva detto: «La vita di Gesù è stata una lotta. Lui è venuto a vincere il male, il principe di questo mondo, il demonio». Per Francesco, il male non è astratto, ma opera per dividere, colpire, scoraggiare. Ecco allora che l’esempio di san Giorgio diventa anche messaggio pastorale: combattere il male con il bene, l’odio con il perdono, la divisione con l’unità.

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