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Proseguono gli interventi di restauro del dipinto "San Paolo e il prodigio della colonna ardente" proveniente dall'antica Cattedrale di Reggio Calabria nel cantiere aperto e visitabile allestito all'interno del Museo diocesano di Reggio Calabria.
Dal maggio scorso, la tela settecentesca di scuola napoletana, è stata affidata alla cura delle mani del restauratore Giuseppe Mantella e della sua equipe. Il quadro, appartenente alla collezione del Museo diocesano Sorrentino, può essere considerato un bene dal valore non solo artistico, ma fortemente identitario, come ha avuto modo di spiegare lo stesso Mantella ad Avvenire di Calabria.
Il dipinto, infatti, raffigura San Paolo e il prodigio della colonna ardente, miracolo avvenuto proprio sulla sponda calabrese dello Stretto e che segna la nascita del cristianesimo a Reggio e in Calabria.
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In primo piano si notano due figure femminili inginocchiate e due altre di cui si intravvede una porzione di viso (tra esse, probabilmente, le tre sante martiri reggine Agnese, Felicita e Perpetua) ed un bambino a destra; un vescovo con mitra e pastorale, da identificarsi con Santo Stefano da Nicea, e due legionari romani alla sinistra. L'Apostolo è figura imponente che domina gli altri personaggi, secondo l'iconografia tradizionale: volto allungato con fronte alta e naso aquilino, barba e capelli lunghi sulle spalle.
La tela fu dipinta a Napoli alla Cappella di San Paolo nella Cattedrale reggina; il soggetto iconografico fu suggerito dal Canonico Abate Giuseppe Barilla. Fonti d’archivio attestano che l'arcidiacono Alessandro Maria Tommasini, a Napoli al seguito dell'arcivescovo Alberto Maria Capobianco, scrive al Barilla di ritenere poco probabile che la tela potesse esser pronta per settembre 1791. Dovette esser consegnata poco dopo e, comunque, entro la data di benedizione della Cappella il 27 ottobre 1793.
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Il quadro fu restaurato, l’ultima volta, da Michele Prestipino nel 1960 per sanare le lacerazioni della fiamma delle candele si sono poste toppe di tela, con uno strato di gesso rivestito da carta colorata nei toni della superficie dipinta circostante. Forse è stato rifoderato. «Il dipinto era quasi scomparso perché la vernice è troppo invecchiata e si è ingiallita completamente», ancora la testimonianza del restauratore Giuseppe Mantella.
Il restauro del San Paolo e il prodigio della colonna ardente è anche occasione per riaccendere i riflettori sul legame tra San Paolo e la città di Reggio. Ecco perché il cantiere aperto viene messo a disposizione delle visite delle scuole del territorio interessate, oltre che degli altri visitatori del Museo diocesano "Aurelio Sorrentino" di Reggio Calabria. Un'operazione di valorizzazione resa possibile grazie anche ai fondi dell'8xmille destinati alla Chiesa cattolica.
L’intento - spiega ancora Mantella - è raccontare proprio attraverso questo dipinto risalente al 1792, «lo straordinario viaggio dell’Apostolo delle genti nel Mediterraneo, che ha fatto tappa anche a Malta, dove - la testimonianza del restauratore - ho restaurato una serie di opere straordinarie di Mattia Preti, conservate nella Cattedrale di Medina, in occasione dell’anno paolino. Adesso ho l’opportunità di “raccontare” San Paolo nella mia terra».
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