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I Vigili del Fuoco e la Marina Militare festeggiano oggi Santa Barbara. Presso la Chiesa di San Giorgio al Corso - Tempio della Vittoria, anche quest'anno, si è rinnovato il tradizionale omaggio alla Patrona di entrambi i corpi.
Presenti, insieme ai comandanti di Vigili del Fuoco e Capitaneria di porto, le massime autorità civili e militari della città metropolitana, tra cui il neo prefetto Clara Vaccaro, si è rinnovato anche quest'anno, presso la Chiesa di San Giorgio al Corso - Tempio della Vittoria di Reggio Calabria, il tradizionale appuntamento con le celebrazioni in onore della protettrice, fra gli altri, dei Vigili del fuoco e dei corpi militari di mare, Santa Barbara.
Ha presieduto la celebrazione eucaristica, il vicario generale dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, monsignor Pasqualino Catanese. Hanno concelebrato don Nuccio Cannizzaro, parroco di San Giorgio al Corso, monsignor Giacomo D'Anna (attuale cappellano dei vigili del fuoco reggini), don Aldo Ripepi (cappellano militare) e don Luigi Cannizzo (parroco della Candelora).
Nel corso della sua omelia, monsignor Catanese, per anni cappellano del comando provinciale reggino dei Vigili del Fuoco, ha rivolto parole di ringraziamento agli uomini e alle donne sia del Corpo nazionale dei pompieri che della Guardia Costiera e della Marina Militare, per il loro sacrificio e il prezioso servizio svolto quotidianamente a tutela delle vite altrui.
Santa Barbara è la santa che rappresenta la capacità di affrontare il pericolo con fede, coraggio e serenità anche quando non c'è alcuna via di scampo. Non è un caso sia stata eletta patrona dei Vigili del fuoco, in quanto protettrice di coloro che si trovano «in pericolo di morte improvvisa».
Santa Barbara è nata a Nicomedia, antica città dell'Anatolia (oggi la moderna İzmit in Turchia) nel 273. Si distinse per l'impegno nello studio e per la riservatezza, qualità che le giovarono la qualifica di 'barbara', cioè straniera, non romana. Tra il 286-287 Santa Barbara si trasferì nella villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo.
Il padre aveva destinato Barbara in sposa al prefetto di Nicomedia, ma lei rifiutò di sposarsi. Il padre furente la fece processare e condannare a morte, a causa della sua fede cristiana. La ragazza fu così costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre. Trovata, Santa Barbara fu consegnata al prefetto Marciano. Venne allora rinchiusa in una cella della fortezza di Nicomedia. Nella prigione, un giorno, si sprigionò un incendio: Barbara uscì viva dalle fiamme.
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Durante il processo, che iniziò il 2 dicembre 290, Santa Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana. Questo le costò dolorose torture. Il 4 dicembre infine, fu decapitata con la spada dallo stesso Dioscoro, che fu colpito però da un fulmine. La tradizione invoca Barbara contro i fulmini, il fuoco e la morte improvvisa. I suoi resti si trovano nella cattedrale di Rieti.
Barbara è particolarmente invocata contro la morte improvvisa (allusione a quella del padre, secondo la leggenda); in seguito la sua protezione fu estesa a tutte le persone che erano esposte nel lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi venerata anche come protettrice dei Vigili del Fuoco.
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