Avvenire di Calabria

Il presule pugliese ha indicato la visione che dovrà accompagnare lo sforzo ecclesiale di pastorale giovanile per il 2019

Savino: «I ragazzi sono una risorsa»

Francesco Creazzo

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«Domenica abbiamo vissuto una bella pagina di storia giovanile della Calabria. Duemila giovani sono convenuti a Rende per la Giornata mondiale della gioventù regionale: abbiamo condiviso, riflettuto, pregato e gioito assieme per dare una visione, una testimonianza di Chiesa».

Lo ha detto, a margine della Conferenza episcopale calabra, monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e delegato dei vescovi calabresi per la pastorale giovanile. Ai microfoni de L’Avvenire di Calabria, il presule pugliese ha indicato la visione che dovrà accompagnare lo sforzo ecclesiale di pastorale giovanile per il 2019. «La Calabria – ha detto Savino – ha bisogno dei giovani, la gioventù non è un problema, liberiamoci dalla sindrome del capezzale: i ragazzi sono una risorsa, a noi tocca metterci in ascolto, metterci accanto per accompagnarli in quello che papa Francesco chiama il discernimento comunitario e aiutiamoli a fare chiarezza dentro e fuori di sé. La Calabria e la Chiesa calabrese hanno bisogno dei giovani perché loro non sono il futuro ma, come ha detto a panama il Santo Padre, sono “l’adesso di Dio”. Se noi continuiamo a guardare a loro con i soliti luoghi comuni e pregiudizi, è chiaro che li vedremo come un problema. Invece i ragazzi ci fanno capire che la Chiesa è Chiesa della kenosis, una comunità della spoliazione, della rinuncia, che declina la rincorsa al potere, i privilegi. È proprio come dice il papa: bisogna stare attenti alla “divanite”, alla “poltronite” perché sono brutte malattie. I giovani devono aiutarci ad uscire dai noi stessi e costruire una Chiesa più umile, scalza, più francescana. Una chiesa capace di mettersi in ascolto dei tempi e di avviare processi di liberazione». «Domenica – prosegue Savino – ho affidato ai giovani tre verbi: annunciare, denunciare, rinunciare. Annunciare il Vangelo della Vita, denunciare le situazioni di corruzione e illegalità, rinunciare al potere e all’affermazione delle nostre pretese egoistiche per costruire una Chiesa più autorevole».

«Le priorità per una pastorale giovanile in Calabria – ha concluso il vescovo – possono essere riassunte in tre parole. Anzitutto, la parola “insieme”: educhiamo i giovani a camminare insieme, basta con la frammentazione che fa gioire il potere. Dall’ioindividuo bisogna passare all’io-comunità. La seconda parola è “Gesù”: mettere il Vangelo di Cristo e il Cristo del Vangelo al centro di ogni cammino ecclesiale. La terza parola molto forte è “giustizia”: dobbiamo educare i nostri giovani alla giustizia che è il fine, mentre il mezzo è la legalità. Quanto più siamo legali, tanto più siamo giusti».

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