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Magistrati in piazza a Reggio Calabria contro la riforma Nordio e la separazione delle carriere. Una mobilitazione che ha visto un'adesione dell'80% nel distretto reggino, con una forte denuncia del rischio per l'autonomia della magistratura e la tutela dei diritti dei cittadini.
A Reggio Calabria, i magistrati si sono radunati sulla scalinata della Corte d’Appello, in piazza Castello, con in mano una copia della Costituzione, per dire no alla riforma della giustizia voluta dal governo. Lo sciopero ha registrato un'adesione superiore all’80% nel distretto, un dato che sottolinea la forte opposizione della magistratura alla separazione delle carriere e alle modifiche che, secondo i manifestanti, rischiano di compromettere l'autonomia del potere giudiziario.
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Stefano Musolino, segretario nazionale di Magistratura democratica, ha spiegato le ragioni della protesta: «Scioperiamo mal volentieri. Non lo facciamo quasi mai. La sobrietà è lo stile del magistrato. Esporsi in questo modo è un'anomalia. Ma è un'anomalia che vuole essere un grido d'allarme nel tentativo di costruire una contronarrazione perché finora la narrazione pubblica su questo tema è totalmente schiacciata su quella che è la prospettiva che la maggioranza di governo ha presentato».
Secondo Musolino, la separazione delle carriere indebolirà l'autonomia dei magistrati, con conseguenze dirette sui diritti dei cittadini: «Ci preoccupa la separazione delle carriere per quello che sarà un effetto immediato, cioè rendere i giudici e i pubblici ministeri meno autonomi e indipendenti. E questo non è un problema per noi. È un problema per i cittadini, perché giudici e pm meno autonomi e indipendenti garantiscono meno i diritti e soprattutto i diritti delle persone meno potenti. I potenti avranno sempre il loro spazio di tutela».
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Il procuratore di Palmi, Emanuele Crescenti, ha espresso preoccupazione per le conseguenze di una riforma che potrebbe stravolgere l'assetto istituzionale del Paese: «Cerchiamo di difendere quella che è la base fondamentale del Paese, cioè la nostra Costituzione. Non c'è un interesse nostro. Non riusciamo a comprendere quale sia il disegno che vuole una modifica che non ha nessun senso. Scioperiamo perché modificare un sistema come quello costituzionale significa mandare il Paese allo sfascio e inseguire una giustizia che non è più quella di tutti».
La presidente dell’Anm di Reggio Calabria, Antonella Stilo, ha sottolineato i rischi di una magistratura meno indipendente, mettendo in guardia dall’ipotesi di un pubblico ministero sotto il controllo del potere esecutivo: «Se in ipotesi il passo successivo sarà quello di mettere il pubblico ministero sotto l'ala protettrice del potere esecutivo, il rischio è ancora più grosso perché il governo potrebbe dire quali reati sono perseguibili e quali no. È chiaramente intuibile che il principio per cui tutti siamo uguali davanti alla legge diventerà un mero simulacro, una frase priva di significato».
Anche il consigliere del Csm, Antonino Laganà, ha ribadito che lo sciopero non è una battaglia per difendere privilegi, ma per garantire il corretto funzionamento della giustizia: «Non è uno sciopero per garantire privilegi, ma per tutelare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Noi vorremmo che prima che si cambi la Costituzione, tra le più rigide del mondo, ci sia un momento di riflessione, si ritiri questa riforma o perlomeno ci si metta a dialogare con le varie parti costituzionali. Per non arrivare a una riforma che ha l'unico fine di indebolire inspiegabilmente l'assetto del potere giudiziario». (Foto ANSA)
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Lo spettacolo è prodotto da Calabria dietro le quinte, in collaborazione con la compagnia Blu
Il presidente del Consorzio di Tutela del Bergamotto di Reggio Calabria, Ezio Pizzi, ripercorre i