Avvenire di Calabria

L'arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale italiana ha pubblicato una nuova opera

”Scomunica ai mafiosi?”. Il nuovo libro di monsignor Bertolone

Redazione Web

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Grande attesa il 15 settembre a Palermo per la visita apostolica di papa Francesco, in occasione del  venticinquesimo anniversario dell’assassinio del beato Pino Puglisi.  E proprio in questi giorni  il postulatore della Causa di Canonizzazione, monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, presidente della Conferenza episcopale calabra,  ha pubblicato il volume  Scomunica ai mafiosi? (edizioni Rubbettino), con la prefazione e la  postfazione dei noti giuristi Francesco Paolo Casavola e Marcello Gallo.
Fu proprio papa Francesco nella spianata di Sibari, in Calabria, a classificare i “protagonisti” del fenomeno criminale della mafia: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicai” (21 giugno del 2014). Parole che hanno certamente avvalorato i tanti  pronunciamenti delle Conferenze episcopali del sud e non solo.
 
«A chi, come a me - scrive monsignor Bertolone - capita periodicamente d’interrogarsi sul significato, sia religioso sia sociale, in ogni caso positivo e radioso, di un martirio, qual è ad esempio quello di don Pino Puglisi, assassinato dai mafiosi ormai venticinque anni fa in odio alla fede, torna spesso alla  mente il problema della pressoché ininterrotta lotta tra bene e male, vita e morte, tra inermi e violenti, fedeli al proprio  compito istituzionale e corruttori, vittime e rei».
 
L’autore,con una metodologia rigorosa, chiama in campo il magistero, la morale, il diritto canonico, il diritto penale e civile, evidenziando come «la censura di scomunica mira ad evidenziare, prevenire e correggere una modalità esistenziale che, in se stesso, contraddice radicalmente l’appartenenza del battezzato alla comunione di fede e di vita con la Chiesa». 
 
Una “cura medicinale”  che la Chiesa è chiamata sempre a favorire per una rinnovata e matura presa di coscienza tra i fedeli sul concetto di bene e male, che “coesistono come grano e zizzania”,  anche se «pazienza, lotta e impegno non devono mancare mai se si vuole che l’erbaccia possa diventare buon grano e che gli impenitenti, alla fine, siano giustamente giudicati dal giudice divino». 
 
Nel testo, ripercorrendo il cammino ecclesiale, monsignor Bertolone rilegge il dibattito esterno ed interno alla Chiesa sulla necessità di introdurre nell’ordinamento canonico universale  una censura di scomunica latae sententiae «automaticamente irrogata (secondo il Codice di diritto canonico latino) nei confronti di tutti quegli appartenenti alla associazioni mafiose, rei di comportamenti criminali e corrotti che ledono la comunione ecclesiastica». 
 
Un ammonimento pastorale immediato, quindi, per combattere e classificare il fenomeno mafioso, espressione di una cultura di morte. Una vera e propria arma necessaria per sconfiggere “l’eresia criminale” anche in dei territori, come il sud, flagellati da sfaccettature di corruzione che troppo spesso ledono la fede di un popolo,  opponendosi radicalmente alla Parola di Dio. Non manca all’autore di menzionare il pensiero e la pedagogia pastorale del beato Pino Puglisi, richiamando anche le figure di tanti testimoni come Falcone, Borsellino e Dalla Chiesa, che hanno pagato con la vita per contrastare l’illegalità mafiosa.
 
«Nella Chiesa e nella società di oggi e di domani - scrive monsignor Bertolone – il martirio affrontato con un sorriso di Pino Puglisi smuoverà certamente qualcosa e più di qualcuno, soprattutto tra i pastori d’anime, anche in questa nostra società definita posto moderna, “liquida”, incredula e pure trai i membri della nostra onorata società”. Quel sorriso espressione di un cuore colmo dell’amore di Dio, quel sorriso che non si spegne neanche davanti al suo assassino, è un nuovo modo in cui si compie la genuina evidenza della Sacra Scrittura: “un cuore felice fa sorridere il viso, il cuore triste scoraggia l’anima” (Pr 15,13)». In tutto il testo, in ogni argomentazione, emerge sempre l’invito dell’arcivescovo Bertolone a favorire una rinnovata e matura presa di coscienza tra i fedeli, attraverso una “mediazione catechetica ed etico-sociale”.

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