Avvenire di Calabria

La proposta di legge vede tra i firmatari diversi esponenti del partito di maggioranza

Scontro interno al Pd sui vitalizi ai consiglieri regionali

Federico Minniti

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Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Il Consiglio regionale della Calabria ci riprova: lo scorso 9 febbraio, infatti, una proposta di legge dall'oggetto inequivocabile: "disciplina del sistema previdenziale di tipo contributivo e del trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali".
In altri termini: vitalizio. Il primo firmatario è il deputato regionale reggino, Domenico Battaglia, alter ego di Falcomatà alle primarie per la carica di sindaco della città dello Stretto. Ovviamente non è l'unico. Della folta schiera degli eletti a Reggio Calabria, sede storica del Consiglio Regionale, ci sono anche Gianni Arruzzolo (Ncd) e Ciccio Cannizzaro (CdL-Fi). Un appoggio bipartisan, quindi all'iniziativa. Ma il plotone del centrosinistra si arrichisce col capogruppo del Pd, Seby Romeo e i campioni di voti Ciccio D'Agostino e Peppe Neri, uniti al leader de La Sinistra, Gianni Nucera, fratello del neo-assessore alla pubblica istruzione dell'esecutivo Falcomatà.
A loro vanno aggiunti tanti altri deputati regionali: Giuseppe Aieta, Domenico Bevacqua, Arturo Bova, Mauro D'Acri, Baldo Esposito, Giuseppe Giudiceandrea (molto attivo ultimamente come potrete leggere anche quì), Giuseppe Graziano, Orlandino Greco, Michele Mirabello, Ennio Morrone, Vincenzo Pasqua, Antonello Scalzo e Franco Sergio.
Ben 20 consiglieri regionali su trenta eletti; eppure sembrerebbe - a dar credito a facebook - che il presidente dell'Assise calabrese, Nicola Irto fosse all'oscuro di tutto (nonostante tra i firmatari ci siano il suo vice e i suoi due segretari-questori).
Opportunismo politico, quello di Irto, di smarcarsi dalla vicenda o trama ordita alle sue spalle? Che i rapporti tra lo stesso presidente del Consiglio e il capogruppo dem non siano idilliaci è arcinoto. Ma in questo caso le asperità aumenterebbero a dismisura: Rifiuto un'interpretazione notarile della funzione di Presidente del Consiglio regionale. Ed è per questo che, pur rispettando le prerogative dei colleghi consiglieri, non considero prioritario né utile il progetto di legge sul trattamento pensionistico degli eletti.
Come dire: va bene tutto, ma questo no.
Ancor più grave, se possibile, la posizione di Mario Oliverio che, infatti, non usa mezzi termini per cassare l'iniziativa: «È una proposta inopportuna e non condivisibile. Lo sforzo di governo che stiamo sostenendo è rivolto a sollevare le sorti della Calabria e a tutelare i diritti dei lavoratori, a partire dai disoccupati e dai senza reddito. Questa proposta è distorcente e serve solo ad alimentare le trombe del populismo e dell'antipolitica. Per questo ne ho chiesto l'immediato ritiro. Mi auguro che non arrivi in Aula. Altrimenti sarò costretto a porre, per la prima volta, un voto di fiducia».
Fiducia che adesso inizia a scricchiolare tra il governatore e i suoi consiglieri regionali, all'indomani dell'arresto di Nazareno Salerno e del via dell'iter processuale dell'inchiesta "Rimborsopoli" che ha travolto proprio Palazzo Campanella.

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