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Giuseppe Falcomatà rientra da Roma con un importante risultato: dopo due anni di sospensione torna a fare il sindaco di Reggio Calabria. La Cassazione ha deciso assolvendo tutti gli imputati senza rinvio. Insieme a Falcomatà rientrano a Palazzo San Giorgio anche i quattro consiglieri comunali che erano sospesi per lo stesso processo: Giuseppe Marino, Armando Neri, Nino Zimbalatti e Saverio Anghelone. Mentre l'ex assessore Giovanni Muraca andrà a sedere tra gli scranni del Consiglio regionale.
L'attesa sentenza della Corte di Cassazione sulla vicenda Miramare è arrivata in serata. Nel primo pomeriggio si è conclusa l'udienza, durante la quale il sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte Roberto Aniello aveva chiesto l'annullamento della condanna in quanto il reato è da ritenersi prescritto, senza rinvio alla Corte d'Appello.
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In sostanza la Suprema Corte ha accolto la richiesta degli avvocati Marco Panella e Giandomenico Caiazza i quali nel corso dell'udienza avevano chiesto l'annullamento della sentenza emessa nel novembre 2022 dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria che aveva condannato a un anno di carcere, con pena sospesa, per abuso d'ufficio Giuseppe Falcomatà e a 6 mesi gli altri imputati del processo.
Gli ermellini avrebbero valutato la "desistenza" volontaria degli imputati che, dopo aver affidato il Miramare all'associazione "Il Sottoscala", avevano revocato l'affidamento con una nuova delibera. Così facendo, il reato contestato non si sarebbe configurato, in quanto non sarebbe stata stipulata nessuna convenzione. Bisognerà comunque attendere le motivazioni per avere una più completa chiave di lettura sull'intera vicenda giudiziaria e politica allo stesso tempo. Ma se questo è l'epilogo viene da chiedersi se lo stallo creatosi a Reggio Calabria in questi due anni per effetto della sospensione prevista dalla "Severino" sia imputabile o no a scelte politiche o alle valutazioni della giustizia.
«Questo processo non doveva nemmeno iniziare. Falcomatà può tornare a fare il sindaco anche se ha perso parte della consiliatura in ragione di una legge assurda, la legge Severino, che penalizza gli amministratori prima di un giudizio definitivo», ha commentato all'Adnkronos l'avvocato Giandomenico Caiazza, legale di Falcomatà.
Superato questo ostacolo, se ne presenta un altro altrettanto ostico da affrontare. Nel varcare nuovamente la soglia di Palazzo San Giorgio, Giuseppe Falcomatà, infatti, non ritroverà gli stessi equilibri lasciati due anni da.
La maggioranza, strada facendo, ha perso alcuni pezzi, anche tra gli attuali sospesi. Vedi ad esempio l'ex fidato vice sindaco Armando Neri. Inoltre, il primo cittadino dovrà affrontare la questione rimpasto, con il rischio di scontentare molti.
Già il suo partito perderebbe in giunta una pedina. Da quattro assessori il Pd ne potrà avere tre, considerata la presenza di Falcomatà. Già nelle settimane che hanno preceduto la sentenza di oggi, tuttavia, il rientrante primo cittadino si è rimesso a lavoro nel tentativo di smussare alcuni angoli e assestare la coalizione, con l'intendo di rendere forte e più incisiva l'azione amministrativa per il tempo che rimane da qui alla fine delle consiliatura.
Per il momento, il sindaco si può consolare nel tirare un sospiro di sollievo a conclusione di una vicenda giudiziaria che non poco ha inciso anche sulla vita stessa della città di Reggio Calabria. Il verdetto, inoltre, potrebbe anche aprire un vulnus nei confronti della pubblica accusa nel processo Miramare Bis in cui Falcomatà è imputato.
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