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Sacrosanctum Concilium afferma un grande verità che è premessa per entrare dentro nel mistero che ogni anno ritorniamo a celebrare: Ricordando i misteri della redenzione, la Chiesa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza (102).
Con la Domenica delle Palme e della Passione del Signore la Chiesa inizia il suo cammino “dentro” la Settimana Santa o, come meglio indicata dai nostri fratelli bizantini nella Grande Settimana. Sono giorni unici, colmi di significato, santi e grandi perché in questi sei giorni percorriamo, riviviamo facendo memoria, come in una nuova Creazione, ogni attimo, sospeso tra l’umano e il divino, di Gesù, il Maestro.
La Chiesa, attraverso la liturgia ci dona una chiave di lettura mistagogica per comprendere e celebrare. Senza porre subito il pensiero ai giorni del Triduo pasquale che comunque costituiscono il cuore di questa Settimana, bisogna soffermarsi anche sui primi tre giorni.
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Dopo la festosa accoglienza di Gesù a Gerusalemme, a cui fa seguito la proclamazione della sua Passione, quest’anno tratta dal Vangelo secondo Marco, nei primi tre giorni della Settimana ascolteremo nella Prima Lettura i tre canti del Servo del profeta Isaia. Essi hanno per protagonista un misterioso «Servo del Signore» che lancia il suo messaggio di salvezza a tutti i popoli e affronta un vero e proprio calvario di sofferenze, una passione e morte che approda, però, a una glorificazione finale.
Significativo in questo senso è il quarto di quei canti ( Isaia 52,13-53,12) che viene proclamato nella liturgia del Venerdì Santo, così come il secondo (50,4-7) costituisce la prima lettura della Domenica di Passione. Isaia educa il popolo d’Israele alla comprensione di un Messia che sarebbe venuto come Servo, muto, pronto ad essere schernito, flagellato, umiliato, schiaffeggiato, ucciso.
Oggi ancora questa Parola del Servo ci interpella fortemente, ci scava nelle coscienze in un momento storico in cui la notte si fa sempre più buia e aumentano quanti vanno in cerca di dorsi da flagellare invece che pensare a porgere il diritto alle nazioni. Sublime e meravigliosa è poi la pagina del Vangelo che si ascolterà il lunedì considerato il giorno dell’amicizia: l’unzione di Betania! “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12,1-3).
Inizia lentamente il cammino di Gesù verso la sua Passione, perché i corpi dopo la morte venivano unti con olio profumato di nardo, aloe, mirra, zagara, caprifoglio … pensiamo ai meravigliosi profumi della nostra Calabria! Maria, una donna, in silenzio cosparge i piedi di Gesù e glieli asciuga con i suoi capelli, simbolo e ornamento della bellezza femminile.
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Tre giorni più tardi Gesù Servo si chinerà sui piedi dei suoi discepoli per porre nel mondo il sigillo dell’autentica bellezza dell’Amore. E poi martedì, il giorno del tradimento e della tristezza. Amara realtà… La Notte dei nostri tradimenti, delle nostre angosce ed incomprensioni, la Notte che fa paura, la Notte delle guerre, la Notte dei barconi nel mare, la Notte di Gesù che perde anche l’amico fidato che al canto del gallo lo rinnegherà, la Notte delle lacrime amare. E ancora, il giorno successivo mercoledì, il tradimento di Giuda. « Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà» .
Notte senza luce ormai, Notte disperata e senza veglia. Mettere la mano nel piatto! Terribile questa sottolineatura. Tradisce colui che è intimo, vicino, familiare. La Parola di questi primi tre giorni della Grande Settimana prepara, secondo la pedagogia di Dio, a comprendere e a vivere pienamente i giorni che seguono.
La Messa del Crisma, la Messa in Coena Domini, la Celebrazione della Passione il Venerdì, il Sabato Santo. La ricchezza delle celebrazioni del Triduo fa sì che per ogni celebrazione la Chiesa ci introduce nel mistero di ciascun giorno e a ciascuna celebrazione: al Giovedì santo si fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale, insieme all’istituzione del comandamento dell’amore fraterno; al Venerdì santo, si fa riferimento alla meditazione della Passione, alla commemorazione della nascita della Chiesa dal fianco di Cristo, insieme all’intercessione universale per la salvezza di tutto il mondo; al Sabato santo, la sosta presso il sepolcro, la meditazione della discesa agli inferi e l’attesa della resurrezione.
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È il Grande Silenzio in cui il Re dorme e tutta la Chiesa veglia e attende che il Giardino fiorisca nuovo, che quel nardo cosparso sui piedi del Maestro e Servo, sia versato abbondante e traboccante sul capo di tutti i cristiani eternante neofiti perché sempre bisognosi di capire, sempre stolti e lenti di cuore nel comprendere la grandezza della storia, della vita di Colui che salendo nella notte più buia sull’albero della croce ha trasformato la maledizione del legno in gloriosa resurrezione. L’intera famiglia umana attraversa questa notte densa che ancora sale sul mondo… Notte perché si faccia presto Mattino di Pasqua e i sudari di guerra si trasformino in lini profumati di Pace.
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